Gaza e lo scandalo monocolore

par Fabio Della Pergola
mercoledì 23 luglio 2014

Le proteste contro la nuova guerra di Gaza si stanno infittendo.

Diventano più numerose e qualcuna anche più violenta. Con tutti i pericoli di scivolare in uno scontro razziale, come ho già scritto

Nonostante alcuni si lamentino del pensiero unico filoisraeliano (lo fa ad esempio D’Orsi sul Manifesto dove parla di “rovescismo”, che sarebbe il sostegno alla giustificazione israeliana che si starebbe difendendo dai razzi di Hamas); pensiero unico che sarebbe determinato dalla cosiddetta (e onnipresente) "lobby ebraica".

Ma è sufficiente dare un’occhiata alla stampa di sinistra e farsi un giro nel web per avere la sensazione che le cose non stiano esattamente così. Le accuse contro Israele sono abbondanti e articolate.

La domanda che impone maggiori spunti di riflessione però è un’altra. Faccio una premessa.

Della catastrofe irachena abbiamo perso il conto dei morti; oggi sappiamo che in quelle zone si è formato un autoproclamatosi “califfato” che, a leggere certe notizie di stampa, avrebbe imposto alle ragazze vergini dell’area di concedersi ai combattenti, replicando il fenomeno della jihad del sesso che pare abbia coinvolto centinaia se non migliaia di giovani donne (in Tunisia la cosa è diventata un problema di ordine sociale e politico). Di oggi la notizia, non si sa se vera, che sarebbe stata imposta anche l’infibulazione. Che farebbe così la sua comparsa anche nel vicino oriente dove non era storicamente praticata se non in minima misura.

Nel frattempo l’ONU ha smesso da gennaio di conteggiare i caduti nella sanguinosissima guerra “civile” (le virgolette sono d’obbligo) siriana; altre fonti parlano ormai di 150mila morti, non si sa quanti feriti, non si sa quante centinaia di migliaia di profughi.

Non c’è bisogno di ricordare la mattanza in Libia e il golpe in Egitto oppure, se vogliamo andare indietro con la memoria, le ricorrenti guerre civili in Libano, quella terribile in Algeria (oltre 100mila morti), le decine di migliaia di curdi uccisi dalla Turchia, la repressione in Iran che ha visti sparire prima gli oppositori liberali allo Scià, poi gli antimonarchici marxisti, più recentemente i ragazzi e le ragazze dell’Onda Verde e qualsiasi altro tipo di opposizione. Inutile ricordare il milione di morti della guerra Iraq-Iran. O la repressione russa in Cecenia o quella cinese in Tibet. O il milione di morti negli scontri fra Tutsi e Hutu. O la guerra civile a Ceylon e la repressione della minoranza islamica nelle Filippine.

Si potrebbe continuare ancora a lungo in un macabro tour fra gli orrori ovunque nel mondo.

Alcuni di questi conflitti, ma non tutti, trovano origine in occidente, lo sappiamo; in particolare nelle scelleratezze omicide nel giovane Bush, ex alcoolista e “cristiano rinato”. Di altri si conoscono le interferenze occidentali, come in Libia. Ma è altrettanto evidente - salvo per i soliti terzomondisti da operetta - che esistono processi di sterminio e una agghiacciante diffusione di odio omicida che non ha origini “occidentali”.

Ma tutto quello che ho elencato ha avuto una qualche, più o meno breve, risonanza sulla stampa, ma nessuna - ripeto: nessuna - reazione a livello di opinione pubblica.

A sinistra non ci sono state manifestazioni (se non dei diretti interessati, curdi o iraniani) di massa. Chiamate al boicottaggio. Manifesti di intellettuali. Prese di posizione dell’intellighenzia. Niente che assomigli in qualche misura, nemmeno lontanamente allo scandalo che comporta Israele e la guerra di Gaza.

Che è scandalo e orrore, sia chiaro. Ma non il solo scandalo e orrore. Però il solo scandalo e orrore che smuove le coscienze e le persone. Che produce manifestazioni, anche “forti”, e denunce e inviti al boicottaggio e grande sdegno che però è monocolore.

Perché solo la violenza di Israele e non una qualsiasi delle tragedie elencate sopra, provocano una reazione?

Nemmeno i drammatici quattro anni di assedio di Sarajevo hanno smosso le coscienze quanto Gaza. Milioni di morti, milioni di feriti, milioni di rifugiati e di profughi qui e là nel mondo e ora l'abbattimento dell'areo malese sui cieli ucraini. Chiunque sia stato è stato un atto di guerra; ma la reazione è stata come se si fosse trattato di un incidente.

L’unico avvenimento che spinge a uscire di casa e andare a manifestare “contro” sono i bombardamenti israeliani su Gaza.

Spontaneamente mi è venuto recentemente di riportare la citazione di non ricordo chi:

La doppia morale di chi si mobilita sempre e solo contro Israele non assolve Israele dai suoi torti, ma certamente qualifica quegli accusatori come ipocriti".

Si sa bene che questa "predilezione" viene definita "doppio standard" (rimproverare agli ebrei ciò che non si rimprovera ad altri) che a sua volta giustifica l'accusa di antisemitismo rivolta a chi manifesta contro Israele.

Ma non vorrei arrivare a questo. Quindi apro il dibattito: a voi le spiegazioni.

 

Foto: J. Macintosh/Flickr


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