Gaza: Rafah, la via della vita
par Enrico Campofreda
martedì 20 novembre 2012
Rafah, confine sud del lembo di terra palestinese trasformato in prigione e prematuro cimitero, è una della chiavi di volta dell’attuale crisi di Gaza. Lo era stato anche con “Piombo fuso” quando su quel valico c’era l’esercito di Mubarak. Soggetto totalmente asservito alla politica estera statunitense nel passaggio di consegne fra le amministrazioni Bush jr. e Obama, e luogo sicuro per le truppe d’Israele che potevano contare sulla ferrea collaborazione del raìs. Non tanto nell’invadere la Striscia ma nel praticare operazioni di polizia doganale e bloccare il transito agli aiuti umanitari lì puntualmente fermati. Con tanto di barriera metallica, che fu fatta saltare dalle milizie di Hamas nel gennaio 2008, e col successivo progetto di costruzione di un muro sotterraneo che impedisse il passaggio attraverso i famosi tunnel.
L’attuale posizione dell’Egitto in versione islamica moderata ha condotto le massime cariche istituzionali (Morsi e Qandil) a solidarizzare coi fratelli palestinesi, e con quei Fratelli di fede e di appartenenza politica, prendendo il centro delle trattative e gestendo la prima tornata degli incontri che cercano una tregua. Tel Aviv li accetta seppure tramite funzionari minori. Ma se i dialoghi non daranno i frutti sperati e Israele vorrà proseguire con l’affondo l’Egitto, per non vedersi scavalcato dagli eventi, potrebbe trovarsi nella scomoda posizione di dover alzare la posta di un’iniziativa non più collocata sui tavoli diplomatici.
È vero che il sostegno economico non mancherebbe da parte di molti Paesi dell’area, alcuni, come l’onnipresente Qatar, si solo già mossi con elargizioni di 400 milioni di dollari di recente convogliati nella Striscia dall’emiro Khalifa, però il quadro politico subirebbe un deciso inasprimento contro Israele. La via che Netanyahu ha finora tracciato con l’operazione in corso che - secondo una consolidata tradizione definisce difesa ogni sorta d’attacco - costituisce un colpo contro la funzione che l’Egitto della Fratellanza puntava e punta a ricoprire nella regione.