Franco Cannilla: La geometria della Luce
par Gianleonardo Latini
venerdì 9 maggio 2025
Una tensione costante tra ordine e libertà, tra rigore progettuale e intuizione lirica. Così si presenta il percorso espositivo "Franco Cannilla. Riquadrare la storia", mostra dedicata al poliedrico artista siciliano, a cura di Giuseppe Cannilla e Mary Angela Schroth, nell’ambito della IV edizione del progetto Riquadrare la storia, incentrato sui lasciti d’artista.
Franco Cannilla (Caltagirone, 1911 – Roma, 1984), figura centrale del secondo Novecento italiano, fu pittore, scultore e raffinato creatore di gioielli, in grado di tradurre la complessità del suo tempo in un linguaggio visivo che fondeva arte, tecnologia e sperimentazione.
Ordine e chiarezza, ma senza rigidezza
La mostra, allestita negli spazi di Sala 1, propone una selezione di opere realizzate tra gli anni Cinquanta e Settanta, testimoni di una ricerca formale tesa a far dialogare la geometria con la luce, la materia con lo spazio. Le opere di Cannilla si muovono all’interno di schemi rigorosi, fatti di linee orizzontali e verticali, ma vivono anche di libere aperture, dove la figurazione si insinua come eco tra le pieghe di materiali plastici, metallici e riflettenti.
Il risultato è una scultura che non vuole occupare lo spazio, ma misurarlo, quasi filtrarlo. Gli elementi inseriti tra le strutture evocano un "respiro visivo", una circolazione dell’aria e della luce che rende ogni opera dinamica, cangiante, quasi in movimento. Il dialogo tra concavo e convesso, tra superfici lucide e opache, dà corpo a una poetica della trasparenza e della riflessione, che trova nella tecnologia dei materiali il suo alleato privilegiato.
Un archivio vivo
Oltre alla mostra in galleria, il progetto si arricchisce della collaborazione con lo Studio Archivio Franco Cannilla, custode di una vasta raccolta di opere e documenti, e diretto dal figlio Giuseppe Cannilla. Per l’occasione, sarà possibile visitare lo studio dell’artista su appuntamento, entrando in contatto diretto con il luogo dove le opere hanno preso forma e con la memoria concreta di un processo creativo che ancora oggi stimola e interroga.
Un artista tra mondi
Cannilla è stato un ponte tra mondi: tra il Sud artigiano della sua Caltagirone natale, dove apprese i primi rudimenti della ceramica, e l’avanguardia romana degli anni ’40 e ’50. Dopo gli studi a Palermo e il trasferimento a Roma, espone sin da subito in mostre istituzionali e viene notato da personalità come Pier Maria Bardi e Alberto Savinio.
Negli anni, il suo percorso si allontana dal figurativo per abbracciare l’astrazione costruttivista, contaminata da ricerche optical e gestaltiche. Partecipa più volte alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, e approda su palcoscenici internazionali come la Tate Gallery e il Musée Rodin.
Significativo anche il suo apporto all’arte applicata: i suoi gioielli per Mario Masenza e le sculture monumentali degli anni ’70 rivelano la coerenza di un pensiero estetico che ha saputo declinarsi nei materiali più diversi, senza mai perdere tensione progettuale.
Una rilettura necessaria
Come scriveva Giorgio Tempesti nel 1966: “L’opera di Cannilla si pone come un ponte di unione tra arte, scienza e tecnologia industriale, e rappresenta coloro che, avendo sofferto il dramma delle guerre, riscoprono le loro intenzioni originarie”.
In un tempo in cui l’arte cerca ancora di orientarsi tra significato e superficie, tra memoria e futuro, la riscoperta di Franco Cannilla appare più che mai attuale. Le sue opere non solo raccontano un’epoca, ma invitano a ripensare il rapporto tra forma e pensiero, tra luce e materia, tra arte e vita.