Francia: Mahdieh Esfandiari Jaliseh arrestata per post pro-Palestina. Teheran chiede spiegazioni

par Maddalena Celano
giovedì 29 maggio 2025

Il 28 febbraio 2025, Mahdieh Esfandiari Jaliseh, cittadina iraniana residente a
Lione dal 2018, è stata arrestata dalla polizia francese con l’accusa di “apologia
del terrorismo”.

A motivare il fermo sarebbero stati alcuni commenti pubblicati
dalla donna sui social media, nei quali denunciava il genocidio perpetrato da
Israele nella Striscia di Gaza e manifestava il suo sostegno alla resistenza del
popolo palestinese.
La notizia è emersa grazie alla denuncia dei familiari della donna, preoccupati
per la sua improvvisa scomparsa e per l’impossibilità di mettersi in contatto con
lei. In assenza di informazioni da parte delle autorità francesi, i parenti hanno
allertato il Ministero degli Esteri iraniano. Teheran ha prontamente richiesto
chiarimenti ufficiali a Parigi, ma – secondo fonti diplomatiche – non ha ancora
ricevuto alcuna risposta esaustiva.
Non solo: secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero degli Esteri
iraniano, il governo francese avrebbe persino negato l’accesso consolare,
violando così il diritto internazionale, in particolare la Convenzione di Vienna
del 1963 sulle relazioni consolari, che garantisce il diritto di visita ai cittadini
detenuti all’estero da parte dei rappresentanti diplomatici del proprio Paese.
L’arresto di Esfandiari si inserisce in un clima crescente di criminalizzazione
della solidarietà con la Palestina in molti Paesi europei, dove l’espressione
pubblica di sostegno al popolo palestinese è sempre più frequentemente
interpretata come istigazione all’odio o addirittura come apologia del


terrorismo. In Francia, la repressione del dissenso rispetto alla politica israeliana
si è acuita in modo significativo dopo il 7 ottobre 2023, con l’escalation del
conflitto in Medio Oriente. L’accusa di “apologia del terrorismo” – utilizzata
dalla magistratura francese in questo caso – è una delle più gravi e ambigue
previste dall’ordinamento penale del Paese. La sua applicazione in contesti
come quello di Esfandiari pone interrogativi inquietanti sulla libertà di
espressione, sul diritto al dissenso e sull’equidistanza della giustizia nei conflitti
geopolitici. Mahdieh Esfandiari Jaliseh, fino a prima del suo arresto, non risulta
coinvolta in alcuna attività violenta né legata a gruppi estremisti. La sua colpa, a
quanto pare, è stata quella di denunciare il massacro di civili a Gaza – una
tragedia documentata da numerose fonti internazionali – e di esprimere
pubblicamente solidarietà con un popolo sotto occupazione.

L’ambiguità e il silenzio della Francia in merito a questo caso gettano ombre
sulla trasparenza delle sue istituzioni democratiche. La mancata concessione
dell’accesso consolare è un gesto grave che rischia di compromettere
ulteriormente i già delicati rapporti diplomatici tra Parigi e Teheran. Intanto, la
società civile internazionale comincia a mobilitarsi per chiedere la liberazione
immediata di Mahdieh Esfandiari Jaliseh, sostenendo che l’arresto rappresenti
una palese violazione della libertà di opinione e del diritto alla difesa delle
cause umanitarie. In un’Europa che si proclama baluardo dei diritti umani, il
caso Esfandiari rischia di diventare il simbolo di una repressione ideologica che
minaccia le fondamenta stesse della democrazia.


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