Francesco Cossiga: io ero già morto

par Fabio Chiusi
martedì 17 agosto 2010

Oggi è morto Francesco Cossiga. Qualche tempo fa stavo affrontando l’ultimo libro che lo riguarda, Fotti il potere, una lunga e vivace intervista insieme al giornalista Andrea Cangini. Ascoltando e leggendo i servizi di commemorazione che riempiono televisioni e giornali me ne è venuto in mente un passaggio. A pagina 256 c’è forse un pensiero che non bucherà gli schermi, perché è cinico, pragmatico, lontano dall’idealismo ipocrita che tanto piace a chi ricorda una persona appena scomparsa. Ma che forse, proprio per questo, illumina meglio di altri la concezione della politica del presidente emerito della Repubblica:

E’ chiaro che si può essere grandi mascalzoni e al tempo stesso grandi statisti. Pietro il grande modernizzò la Russia, ma strangolò il figlio con le sue stesse mani. Per non parlare di Stalin e Hitler… La grandezza politica dell’uomo non è necessariamente legata alla sua statura morale. Anzi, una certa predisposizione al male sono convinto che aiuti… Un grande leader non può che essere un attento conoscitore della natura umana e deve pertanto avere una certa familiarità con il lato oscuro che ciascun uomo tende solitamente a lasciare avvolto nella tenebra. Conoscere il male per averlo frequentato: è questa la caratteristica dei grandi leader politici così come dei santi.

Chissà se è stato questo ideale a guidare le scelte di Cossiga nelle tante vicende oscure della storia italiana che lo vedono protagonista. La ricerca di un potere che è sì menzogna, avidità, fine e non strumento (tutti concetti espressi nell’intervista) ma a cui non si riesce a rinunciare. Tanto che perderlo equivale a morire. Come si legge nell’ultima frase del libro: “Io ero già morto, solo che la gente non se n’era ancora accorta…”. Forse perché ha bisogno di separare inequivocabilmente il bene dal male. Perché vuole statisti che non siano anche mascalzoni. Anche se oggi Cossiga è scomparso resta attuale la sua domanda: e se tutto ciò fosse impossibile per la natura stessa del potere?


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