Francesco Belsito, lo scomodo tesoriere della Lega Nord, querela il Secolo XIX

par Voltaire
mercoledì 29 febbraio 2012

Alcuni articoli del Secolo XIX hanno messo in luce chi è Francesco Belsito il potente tesoriere del partito di Bossi che con i suoi investimenti spericolati è balzato all’onore delle cronache.

Il politico della Lega di 41 anni, ex impresario di pulizie ed ex sottosegretario alla Semplificazione nel ministero di Roberto Calderoli - già noto per il diploma taroccato, per le lauree fantasma, per il giro di assegni “strani” e per aver investito i soldi del partito in Tanzania ed a Cipro come ha scritto anche Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera - durante lo scorso Governo Berlusconi soltanto nel 2010 ha amministrato un patrimonio di 22 milioni di euro di rimborsi elettorali. Un incarico tanto delicato dovrebbe essere ricoperto da una figura irreprensibile, con un curriculum al di sopra di ogni sospetto ma leggendo gli articoli del Secolo XIX appare tutto il contrario.

Il quotidiano di Genova scoprendo “documenti, un ottovolante di miliardi, avvisi di garanzia, crac, affari immobiliari e alleanze a dir poco avventurose”
è riuscito a ricostruire parte del passato del “cassiere” leghista. Il quadro che ne esce è devastante. Non tanto per le posizione giudiziarie di Belsito che verranno chiarite se necessario di fronte alla legge, quello che è inquietante è l’uso disinvolto con cui i partiti italiani amministrano i “rimborsi elettorali” affidandoli a personsaggi quantomeno opachi, dalla condotta discutibile. Nel caso specifico è inspiegabile come un partito, pilastro della seconda repubblica, fino a pochi mesi fa al governo del paese insieme al Pdl come la Lega, permetta un uso disinvolto dei propri beni, che in definitiva costituiscono un patrimonio appartenente ai cittadini e agli elettori italiani, non alla segreteria del movimento. Senza nessun pudore al danno si è aggiunta la beffa.

Lo scorso 22 febbraio il tesoriere leghista, incalzato dalle inchieste, invece di chiarire punto per punto i propri azzardi finanziarie del presente e del passato, si è limitato a querelare il giornale annunciando il tutto con questa nota:

“Sono venuto a conoscenza questa mattina di un articolo pubblicato dal Secolo XIX di Genova nell’ambito del quale sono state diffuse notizie destituite di ogni fondamento e tali da fornire alla mia persona una immagine distorta e negativa fino al punto di farmi apparire un “criminale”, il tutto con riferimento a fatti che non mi hanno visto coinvolto e che non hanno arrecato alcuna conseguenza giudiziaria a mio carico. Addirittura è stata data voce a personaggi che molto avrebbero da chiarire in ordine alle loro attività piuttosto che alle mie. A questo punto si rende necessaria una forte tutela della mia onorabilità nelle sedi giudiziarie più opportune al fine di far cessare una volta per tutte l’ignobile attacco mediatico del quale sono stato fatto oggetto da troppo tempo ed in tal senso ho già dato incarico al legale che mi rappresenta”

Agli italiani (e forse soprattutto ai padani) tocca vederne di tutti i colori. Chi dovrebbe essere una scatola di vetro per la trasperenza del proprio operato risponde picche ai giornalisti che cercano di mettere in luce le nebbie che si addensano su alcuni esponenti della segreteria leghista.

Non a caso il Senatore Roberto Castelli componente del comitato di vigilanza sul bilancio del partito intervistato ieri su radio 24 alla Zanzara di Cruciani ha dichiarato: ''Vi dico una cosa: in Tanzania non c'è un euro della Lega. Nemmeno un euro. Ci abbiamo pensato, ma alla fine non è stato investito niente. Quei soldi sono tutti ben custoditi nelle banche italiane''.

L’ex ministro ha poi continuato: ''Sono stati i giornali a scriverlo ma non c'è niente di vero . E poi la legge non prevede alcun obbligo. Con i nostri soldi possiamo fare quello che vogliamo senza comunicarlo a nessuno. Non c'è obbligo di trasparenza, lo dice la legge''. ( fonte Asca).

Con i nostri soldi potete fare quello che volete, caro Castelli? In padania (forse) sì, ma non in Italia. Dalle parti di via Bellerio hanno perso il lume della ragione o si sentono onnipotenti.

Il problema è principalmente uno. Per la legge forse un obbligo di trasparenza a carico dei partiti non esiste. Agli occhi dei propri elettori e degli italiani però quel vincolo di trasparenza (ed onestà) esiste ancora. Eccome se esiste.


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