Francantonio Genovese, proprio come il signor Malaussène

par Alfonso Mandia
venerdì 16 maggio 2014

Mi chiamo Genovese.
Francantonio Genovese.
Di professione capro espiatorio.

Come si fa a non castigare uno con una faccia così? Perfetto alla bisogna. Con quell'espressione paciocca che fa tanto democristiano non poteva che far la fine del piccione impallinato. Voglio dire: uno che è stato il fedele scudiero di Buttiglione, a che cazzo vuoi che serva se non ad essere sacrificato sull'altare di chi ha ben altre mazzette da gestire? Che brutta fine che hanno fatto, i democristiani. Dopo un quarantennio di potere assoluto son finiti a far gli zerbini sui quali pulirsi i piedi quando schizza un po' di fango.



Però che sfiga, il Francantonio. S'è trovato proprio in mezzo tra i compari di partito che rischiavano di non potersi spolpare i miliardi dell'expò di Milano per colpa del casino imbastito da quei rompiballe dei giudici che ancora la menano co' 'sta pippa della legalità e quella giovane simpatica canaglia di Renzi, che vista la propensione a trattare con i pregiudicati come Berlusconi aveva bisogno di sventolare la bandierina del bravo boyscout che fa piazza pulita di corrotti e corruttori per ammansire il popolo bue, che tra poco andrà a metter la crocetta sui disegnini tutti colorati.

E se ha cancellato dalla faccia della terra Gianenrico Letta con una coltellata in mezzo alla schiena senza perderci neanche un quarto d'ora di sonno, figuriamoci che rimorsi gli potevano venire ad asfaltare un Peppo Pig come il disgraziato Francantonio.

Però, che simpatica carognetta, quel Matteo Renzi lì.


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