Forse a settembre le scuole apriranno ancora ma...
par Iacopo Maccioni
giovedì 30 giugno 2011
Le operazioni per la determinazione degli organici del personale della Scuola stanno giungendo al termine tra numerose incertezze manifestate dagli stessi Direttori Regionali, dai Dirigenti provinciali e dai Dirigenti Scolastici. L'unica certezza è che il Piano triennale varato nell'anno scolastico 2009-2010, oggi al suo ultimo gradino, mette tutte le Scuole del Paese in condizioni di lavoro pessime. E pensare che oggi, più che nel passato, abbiamo tanto bisogno di qualità.
L'art. 64 della Legge 133/2008 (Disposizioni in materia di organizzazione scolastica) prevedeva, fondamentalmente, due obiettivi da raggiungere nell'arco di un triennio: il recupero di un punto nel rapporto docenti/alunni e la diminuzione del 17% del personale Amministrativo, Tecnico ed Ausiliario (ATA). Sfuggì a molti lo schema di piano programmatico elaborato dal MIUR - Dipartimento per l'Istruzione - di concerto con il Ministero dell'Economia e delle Finanze che chiedeva, comprendendo anche i tagli già stabiliti dalla Legge Finanziaria 2008, giustificati da una pluralità di interventi, la riduzione di 87.341 docenti e 44.500 ATA. Tra questi ultimi 29.076 Collaboratori Scolastici. Il piano triennale, con gli organici del prossimo anno scolastico, giunge al termine togliendo al servizio le ultime 10.758 unità. Gli effetti di una minore presenza di questi lavoratori della Scuola all'interno degli edifici, rischiano di minare punti di qualità del servizio che spesso l'utenza percepisce come importanti solo quando vengono meno: accoglienza, assistenza, vigilanza, sorveglianza, pulizia ...
Molti Istituti che coprono ampi territori, con numerosi edifici, corrono il rischio di non avere sufficienti Collaboratori Scolastici anche soltanto per coprire il tempo scuola offerto agli utenti. Ma la figura del Collaboratore scolastico, un tempo bidello, risponde ad una pluralità di bisogni fino ad arrivare ad assumere significativi ed importanti aspetti e ruoli educativi. Non è più l'uomo del "finis" dei primi cinquant'anni del secolo scorso di cui la Scuola ha bisogno bensì di un professionista sensibile, attento, capace di cogliere situazioni particolari, cambiamenti impercettibili nei ragazzi, discreto e riservato ma anche pronto a proporre ed intervenire. E' infatti la persona che per prima incontra gli alunni sia all'inizio del loro percorso scolastico che della giornata scolastica; è spesso chiamato dagli stessi studenti ad ascoltare, senza che il suo giudizio pesi, i loro bisogni, i loro sfoghi, i loro dubbi, le loro perplessità; a lui si chiede consolazione per una presunta ingiustizia subita all'interno dell'aula; da lui si pretende un suggerimento su come affrontare una situazione nuova.
Il Ministro dell'Istruzione, nel corso di una nota trasmissione televisiva, ebbe modo di dire, un paio di mesi or sono, che gli insegnanti sono pagati poco perché sono troppi e che i bidelli sono più dei Carabinieri e le Scuole sono sporche. Parlare di questa categoria di personale in termini di numeri e non in termini di compiti, ruoli, funzioni, è comodo e serve per non arrivare in fondo a problemi veri come quello relativo al loro reclutamento. Proprio per gli aspetti descritti, la loro individuazione, oggi esclusivamente legata alla casualità di una graduatoria per soli titoli, appare anacronistica e priva di una visione complessiva e di una conoscenza approfondita del mondo della scuola. Ipotizzare un accesso a questa professione attraverso delle modalità nuove e diverse dalle attuali, tutte da costruire, appare urgente se crediamo veramente in una Scuola di qualità.