Formigoni, Simone e Daccò: la sanità benedetta targata CL con i soldi della Regione Lombardia

par UAAR - A ragion veduta
lunedì 23 aprile 2012

 

Il crac del San Raffaele e il coinvolgimento di faccendieri vicini alla Regione Lombardia sta facendo emergere un collaudato sistema di sussidiarietà ‘malata’, che privilegia la sanità cattolica e verso cui sono convogliati milioni di euro pubblici. Un sistema fatto anche di amicizie ad alti livelli e commistione interessata di politici, banchieri, imprenditori, accomunati dalla stessa appartenenza: quella alla lobby di Comunione e Liberazione.

Il Fatto Quotidiano rende noto che su 176 milioni erogati in tre anni dalla Regione governata dal ciellino Roberto Formigoni, ben 84 sono finiti alla fondazione del nosocomio di don Luigi Verzè e alla Fondazione Maugeri.

Grazie alla cosiddetta ‘legge Daccò’, ovvero una norma per i rimborsi alle cliniche private fatta in base ai desiderata di Pierangelo Daccò, ora indagato anche per i fondi neri del San Raffaele. Affarista che era in strettissimi e amichevoli rapporti con il governatore Formigoni, tanto da passarci le vacanze insieme. E con un altro indagato, il ciellino ed ex assessore alla Sanità Antonio Simone.

Ma l’ineffabile Formigoni ha preso le distanze dai suoi (pare ormai ex) amici, tanto che la moglie (sempre ciellina) di Simone, Carla Vites, ha scritto una lettera indignata al Corriere della Sera, in cui scoprono gli altarini degli rapporti stretti tra politici della Regione lombarda e lobbysti di Cl.

In questi giorni Comunione e Liberazione si riunisce per preghiere ed esercizi spirituali a Rimini: l’imbarazzo per lo scandalo che lambisce anche Formigoni è palpabile. E c’è già chi pensa ad un dopo Formigoni, personaggio per molti nello stesso movimento sempre più ingombrante.


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