Forconi: le testimonianze di chi è stato costretto ad aderire al Movimento

par Davide Falcioni
venerdì 20 gennaio 2012

Nominati i referenti territoriali del Movimento dei Forconi. Tutti di estrema destra. E fioccano anche le denuncie dei commercianti: "Ci obbligano a chiudere minacciandoci"

Chi critica il Movimento dei Forconi è un comunista. Chi critica il Movimento dei Forconi è amico della "casta" dei politici, se non addirittura colluso. Chi critica il Movimento dei Forconi è un venduto. Chi critica il Movimento dei Forconi non sta dalla parte dei contadini, dei camionisti, degli allevatori.

Questo è quello che sta accadendo a tutti coloro che vogliono vederci chiaro e, al di là della simpatia "epidermica" per la lotta di migliaia di lavoratori, cerca di comprendere se ci siano lati oscuri dentro un Movimento che sta bloccando la Sicilia da giorni, ma che minaccia di risalire l'Italia come un'onda. Un movimento che ha più volte dichiarato di essere apartitico e apolitico.

Non c'è giorno che non vengano a galla nuove vicende. Ai lettori la facoltà di decidere se siano un bene o un male, noi ci limitiamo a riportare i fatti. 

Che dietro il Movimento dei Forconi ci sia Forza Nuova è ormai noto a tutti. Il partito di estrema destra ha sposato in pieno la causa dei manifestanti ed ha trovato nella protesta un grande motivo di slancio. Siamo sicuri che solo una minuscola parte dei camionisti, contadini, allevatori abbia simpatie "neofasciste", tuttavia è bene spiegare che la testa del movimento è, senza dubbio, segnata. Infatti nei giorni scorsi Antonella Morsello, militante di Forza Nuova e figlia di Martino, leader del movimento, ha nominato i referenti territoriali per Calabria, Puglia e Lazio. Una piccola indagine di "ViolaPost" tra le pagine facebook del movimento ha scovato nomi e foto di questi personaggi. Per la Calabria si tratta di Umberto Mellino, per il Lazio Antonio Mariani (responsabile Agricoltura di Forza Nuova Frosinone)E infine di Fabiano Fabio per la Puglia (nella foto in basso). Sono tutti militanti o simpatizzanti di Forza Nuova.

Questi sono i fatti. I referenti territoriali sono stati eletti democraticamente dai manifestanti? Con quali criteri ne è stata decisa la nomina? Ed è solo un caso che appartengano tutti alla destra estrema?

Ma c'è anche dell'altro. Come è noto in molte città della Sicilia è quasi impossibile riuscire a trovare un negozio aperto: panetterie, bar, fruttivendoli hanno chiuso le saracinesche. Ci è stato raccontato che è avvenuto spontaneamente, che ogni titolare ha liberamente deciso di chiudere per partecipare alla protesta. Ebbene, sembra che non sia del tutto vero: alcuni quotidiani siciliani stanno raccontando l'altra faccia della medaglia. Ctzen, ad esempio, scrive: 

"Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene". Così rispondono dalla centrale operativa dei carabinieri di Augusta alle presunte infiltrazioni mafiose nelle proteste che in questi giorni stanno bloccando laSiciliaLentini, in provincia di Siracusa, "sembra un paese fantasma", racconta chi ci vive. Difficile anche trovare un panificio aperto. Tutti i negozi sono chiusi e spesso non per scelta. Un paese vuoto e isolato, considerato il blocco autostradale in entrata e i consistenti rallentamenti in uscita. E lo stesso succede nel Catanese, a giudicare dalle segnalazioni portate ieri al viceprefetto vicario etneo da Riccardo Galimberti, presidente di Confcommercio Catania. ”Le squadre stanno girando. E’ questo che raccontano i commercianti intimiditi", dice.

Insomma, non si è neppure liberi di decidere se manifestare oppure no. Alcuni commercianti hanno dichiarato: "Come potrei rifiutarmi? In città girano squadre con i motorini, controllano i negozi ancora aperti e poi chiamano rinforzi e arrivano in gruppo a ordinarti di chiudere". Alle forze dell'ordine sono arrivate decine di segnalazioni di minacce. 

Ma tra le testimonianze raccolte ne riportiamo una. Naturalmente non riveleremo da chi per tutelarne la sicurezza: 

Sono un produttore agrumicolo siciliano. In questi giorni, nel pieno della stagione delle arance, anziché a raccogliere sono al computer a mandare appelli affinché si aprano gli occhi su ciò che sta succedendo qui. Vi scrivo da Lentini, provincia di Siracusa. Eravamo al corrente dei blocchi imminenti già dalla settimana scorsa. A differenza di noi la maggior parte della popolazione era assolutamente ignara e questo ad ulteriore riprova del fatto che il fenomeno non nasce come popolare. Lunedì sono cominciati i blocchi. Qui a Lentini ne sono stati organizzati parecchi, almeno 4 sulle principali vie d'accesso del paese. Tutti i mezzi commerciali anche semplici macchie furgonate sono stati costretti a fermarsi e a dimostrare solidarietà al movimento abbandonando il mezzo. Ho passato un po' di tempo ad osservare questi blocchi, non c'era ovviamente nessuna facoltà nel poter scegliere di aderire o meno. I toni ed i modi erano semplicemente intimidatori, in una maniera che nessun siciliano che voglia campare cent'anni potrebbe mai fraintendere. Un ragazzo africano venditore ambulante, che evidentemente non conosce bene questi codici comportamentali è stato circondato, gli hanno aperto gli sportelli è fatto capire in maniera poco velata cosa doveva fare. La sua macchina è ancora parcheggiata lì. I blocchi non si sono limitati a sequestrare i mezzi, ma hanno fatto opera di indottrinamento. Ciascun autista veniva informato dei motivi della protesta che doveva ovviamente condividere. Mio padre ha avuto qualche piccola obbiezione da fare. Quando gli è stato detto che l'indomani avrebbero impedito anche la libera circolazione dei mezzi ad uso civile, lui ha obbiettato che mia madre avrebbe dovuto fare delle visite mediche e loro gli hanno risposto che in tal caso avrebbe dovuto esibire il certificato medico. Quando mio padre ha reagito dicendo che non solo questo sistema di protesta era sbagliato, ma semplicemente folle, è stato costretto ad accostare fino a nuovo ordine. Dopo mezz'ora è potuto ripartire. Da ieri squadracce di individui poco raccomandabili girano intimando a ciascun esercente, artigiano, ecc.. di chiudere l'attività pena ritorsioni. Ieri, la panettiera, quando sono entrato in panificio aveva le mani tremanti: "mi hanno detto che se quando tornano trovano aperto spaccano tutto". Idem in molti altri esercizi, "scusate , ma ci hanno fatto chiudere per sciopero".

Questa è la situazione. Fino a quando si crederà che il Movimento dei Forconi è composto solo da lavoratori giustamente inferociti?



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