Firenze e la tassa sulla bellezza

par Phastidio
martedì 17 marzo 2015

Chi usa le piazze e le strade di Firenze a scopi commerciali dovrà pagare tariffe più alte per l’occupazione del suolo pubblico. Lo prevede una modifica al regolamento sulla Cosap, il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche. Dopo l’approvazione da parte della giunta, la delibera passa all’esame del consiglio comunale. Proviamo a capire se la misura ha senso, nella città del dinamico premier, tuttora guidata da quello che era il suo vice.

Come segnala l’Ansa,

Per le attività di natura commerciale o pubblicitaria di promozione di beni e servizi – esclusi mercati, fiere e i cosiddetti ‘centri commerciali naturali – svolte nelle aree di particolare interesse storico culturale individuate dal regolamento sarà applicato un coefficiente maggiore rispetto a quello previsto per la stessa attività in altre aree cittadine.

Per piazza della Signoria, piazzale degli Uffizi, piazza San Firenze, piazza Santa Croce, piazza Duomo, piazza San Giovanni, via Martelli, piazza della Repubblica, piazza Strozzi, via Tornabuoni, ponte Santa Trinita, ponte Vecchio e piazza Pitti viene fissato un moltiplicatore di 2,25 che farà scattare la tariffa dagli attuali 2,09 euro a 10,458 euro al metro quadro al giorno.

Per piazza Santissima Annunziata, piazza Santa Maria Novella, borgo Ognissanti, piazza Santo Spirito, parco delle Cascine e piazzale Michelangelo il moltiplicatore fissato è di 1.35 in modo da portare da 2,09 euro a 6,274 il costo al metro quadro per Santissima Annunziata, Santa Maria Novella e Ognissanti e da 1,67 a 5,019 euro per Santo Spirito, Cascine e Michelangelo

Sono aumenti non lievi, come si nota. Firenze sembra quindi orientarsi verso l’estrazione di risorse fiscali dal turismo, rispetto ai residenti. Questo è infatti il senso di simili poderosi aumenti fiscali: ritenere che i commercianti da essi colpiti riusciranno a traslare a valle i maggiori oneri. Cioè, in essenza, che pagheranno i turisti. Diversamente, ci saranno problemi. L’effetto finale dipenderà da quanto risulterà anelastica la domanda turistica nei confronti della città di Firenze. Sappiamo che l’equilibrio tra l’attrazione dei flussi turistici e la preservazione del tessuto urbano è molto delicato, e che ci sono esternalità negative a carico dei residenti: sarebbe sciocco negarlo. Ma occorre anche essere consapevoli che, se qualcuno pensa di aver inventato il moto fiscale perpetuo esternalizzando sul turismo i costi di funzionamento della città, il risveglio potrebbe essere ruvido.

A dirla tutta, pare che obiettivo di Dario Nardella sia proprio quello di dare una mano “all’ambiziosa opera del governo Renzi di riorganizzare i conti pubblici per portare il Paese fuori dalla crisi” spennando i turisti per compensare i tagli dei trasferimenti ai comuni, e proprio nel momento in cui quotidianamente cantiamo la bellezza di questo paese ed il suo enorme potenziale turistico. Peraltro, vagheggiare che l’aumento della tassa di soggiorno servirà a far diventare la stessa sempre più tassa di scopo, è la più trasparente delle foglie di fico. In primo luogo, perché ai turisti (quelli “tradizionali” ma anche quelli “congressuali”) non può fregar di meno che una città finisca a spillare una gabella crescente per organizzare centri congressi “più belli che pria“; e secondariamente perché, con le tensioni fiscali esistenti in comuni e regioni, ogni euro raccolto serve alla fiscalità generale e non a voli pindarico-propagandistici.

Come che sia, in bocca al lupo al sindaco Nardella. Vedremo se anche i turisti riterranno di contribuire (in senso fiscale) allo sforzo renziano per un nuovo, grande miracolo rinascimento italiano.

foto: Yunker/Flickr


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