Finocchiaro ai ferri corti con Grillo

par Fabio Della Pergola
mercoledì 22 maggio 2013

Ogni giorno si parla di Grillo: o perché Grillo ha fatto una sparata delle sue o perché si vogliono tagliare le gambe a Grillo o perché Grillo non risponde o perché i soldi se li intasca Grillo. Eccetera.

Prima per il contestatissimo rifiuto del diritto di nazionalità - lo ius soli - per i figli di immigranti nati in Italia, proposto dalla ministra Kyenge; poi per l’orripilante post sui “Kabobo d’Italia”; due giorni fa per l’incomprensibile aggressione verbale alla ministra Josefa Idem, considerata inadatta al ruolo anche se ha fatto l’assessore allo sport di una città emiliana per anni; in seguito per le aspre diatribe sulla trasmissione Report in cui la pluridecorata sul campo (dai grillini) Milena Gabanelli ha posto con cortesia domande legittime (per chi ha il 25% dei voti e quindi ha un ruolo pubblico) senza ottenere risposte adeguate, ma ottenendo al contrario decine e decine di commenti parecchio inadeguati. Impareggiabile la sua conclusione: con tre milioni di disoccupati, cosa state a rompere gli zibidei con i vostri scontrini...

Oggi la questione riguarda la proposta di legge Finocchiaro-Zanda avanzata dai caporioni PD che vorrebbero regolamentare i movimenti che si presentano alle elezioni imponendo sostanzialmente due cose: statuto registrato e responsabilità giuridica.

Di per sé non sarebbero proposte “irricevibili”, nel senso che entrambe garantirebbero i diritti di terzi coinvolti nelle attività politiche di un ipotetico ‘movimento di opinione’ e un bel po' di trasparenza nei bilanci che oggi come oggi pare una vera chimera. O così almeno sembra dalle parole dei firmatari.

Sembrerebbe, sinceramente, il minimo, ma avrebbe dovuto essere stato il partito (qualsiasi partito) o il movimento (qualsiasi movimento) ad autoimporselo in prima persona, se non altro per rispetto dei suoi iscritti o dei suoi elettori. Invece è merce che scarseggia sul mercato.

Quello che è certo è che in ogni caso si parla di norme previste dalla Costituzione che però, guardacaso, nessuno ha pensato di fare proprie negli ultimi sessant'anni. Ma che adesso sembrano diventate impellenti.

E tutto questo, giusto o sbagliato che sia, sembra del tutto secondario rispetto al senso che questa proposta ha in questo momento. Per l’ovvio motivo che “sembra” (le virgolette sono d’obbligo e sono ironiche) proposta fatta apposta per fare lo sgambetto al M5S.

Il che porta tutto il discorso su un altro piano, ben lontano da quello originario (o definito tale).

Il piano è quello della competizione politica che vede il Partito Democratico ormai traslato definitivamente nelle vesti della vecchia Democrazia Cristiana, sia per la manifesta prevalenza degli ex-Margherita nelle ultime decisioni politiche (oggi benedette anche da monsignor Bagnasco), sia per l’altrettanta manifesta insipienza politica degli ex-DS che non sanno far altro che tentennare fra centro e sinistra finendo poi con il cadere sempre nelle braccia centriste ritenute evidentemente più accoglienti e sicure di una sinistra per loro “oscura”.

E qui sta forse l’arcano mistero: l’incapacità della sinistra di proporre e proporsi come identità affidabile, seria, credibile. Cioè votabile.

L’impietosa fotografia della situazione attuale vede una sinistra radicale come sempre frantumata nei numerosi rivoli dei distinguo: da SEL a Rifondazione, da Ingroia ai Verdi, dai NoTav agli animalisti (che non hanno trovato niente di meglio da fare che contestare Ignazio Marino, impegnato alle amministrative di Roma). E poi c’è, ovviamente, un Movimento Cinque Stelle che ieri, ma non l'altroieri quando si collocava "oltre", insinua di essere la “vera sinistra” benché la metà dei suoi voti provengano notoriamente da ex leghisti ed ex berlusconiani; anche se oggi, invece, dice di nuovo di non essere né di sinistra né di destra.

Resta il fatto che il programma, se non le modalità, del M5S è apertamente di sinistra (salvo sugli immigrati su cui ci sarebbe da discutere) e la proposta Zanda-Finocchiaro entra a gamba spudoratamente tesa in questa situazione; non può essere letta altrimenti che come un tentativo demenziale, quindi, di contenere la deriva a sinistra che molti dei suoi elettori probabilmente hanno intenzione di imboccare dopo il varo del governo PD-PDL (il che risponde esattamente a quello che Grillo sperava e voleva).

L’attacco è al M5S, interpretato evidentemente come il competitor “di sinistra” più pericoloso. Sembra proprio che il PD voglia cacciare dall’agone politico i cinquestelle, tanto quanto Grillo ha dichiarato (urlando) di voler cacciare tutti quanti dal Parlamento. Solo che lui ha percorso la via politica, il PD sembra voler usare quella giuridica; una lampante dimostrazione di (notevole) debolezza.

E un attacco fatto in un modo così sgradevole, incomprensibile, tempisticamente sbagliato e politicamente così stupido da risultare irritante anche per chi non ha alcuna simpatia per Beppe Grillo. Nonostante che i contenuti della proposta siano comprensibili e perfino sensati lo si potrebbe definire l'ennesimo suicidio politico del PD, o più gentilmente uno dei suoi soliti autogoal, capaci di portare acqua al mulino dell'avversario di turno proprio mentre si cerca di tirargli una stoccata. Se non è stupidità questa !

Ma, come si sa, le proposte giuste sono spesso veicolate da intenzionalità inaccettabili. Succede (in abbondanza) nel partito della Finocchiaro tanto quanto nel movimento di Grillo. 

E se quello delle intenzionalità nascoste è il vero problema della politica (non solo italiana), la palla passa nelle mani degli elettori che non possono accontentarsi delle verità dette, ma cercare di capire anche quelle sottaciute. Bisogna perciò diventare interpreti della politica, il che indubbiamente non è facile visto la gran baraonda che ogni giorno ci viene propinata.

 


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