Finiamola con attacchi indiscriminati a Matteo Renzi

par paolo
martedì 28 febbraio 2017

Da qualche tempo si sta diffondendo l'idea, enfatizzata su molti social network "populisti" molto propensi alle fake news, che l'ex premier dimissionario sia un bugiardo compulsivo, cioè una sorta di mentitore seriale che non può esimersi dal raccontare balle. Si cita perfino il suo nomignolo "il bomba ", che identifica uno che le spara grosse, appioppato al liceale Matteo Renzi evidentemente da coetanei invidiosi per quel giovane già allora "capo scout" , poi presidente della provincia di Firenze, poi sindaco di Firenze, poi segretario del PD e infine premier; e a soli quaranta anni. Sarebbe interessante sapere loro invece che fine hanno fatto.

Una tesi ripresa da certa stampa, che vede nel "il Fattoquotidiano" a firma di Marco Travaglio ed altri personaggi del calibro di Gomez o Barbacetto, una punta di diamante che non perde occasione per stigmatizzare la presunta propensione di Renzi nel fare promesse che poi non vengono regolarmente mantenute. Lo scopo, secondo questi improbabili teorici del "deficit neuronico" di Matteo nel mantenere le promesse, sarebbe quello di procurarsi indebiti vantaggi politici e personali con totale disprezzo dell'etica e della morale. Insomma viene descritto come una sorta di cinico ciarlatano che non pone limiti alla propria ambizione opportunistica, peraltro supportata da una suprema arte recitatoria fatta di mimica e gestualità degni di miglior causa. Beppe Grillo, leader riconosciuto del populismo più becero, definisce Renzi "un menomato morale" (testuale).

Tesi peraltro ribadita da molti media televisivi, nei quali ormai l'ostracismo nei confronti del "rottamatore" ha raggiunto livelli parossistici. Insomma sembra che qualsiasi cosa faccia o dica Matteo Renzi venga sempre interpretata come un disvalore. Se va nella Silicon Valley è una fuga dalle responsabilità nei giorni critici del PD, se va a Scampia (rif. tanto per dire) per testimoniare il degrado in cui versa una parte del paese è un tentativo meschino e populista di rifarsi la verginità perduta. Insomma non va bene nulla. 

Due esempi di questa opera mistificatoria ce li consegna la cronaca di questi giorni come conseguenza dell'esito del referendum sulle riforme istituzionali del dicembre 2016. Referendum che si è concluso con una sconfitta pesante del PD e dell'azione del governo guidato da Matteo Renzi, secondo i soliti maliziosi, senza però menzionare il fatto che ciò è avvenuto non per colpa di Matteo, il cui unico torto è quello di avere personalizzato l'evento, ma per una congiura plutomassonica dei media e per il "tradimento" interno al PD dei vari D'Alema, Bersani, Rossi, Speranza etc..

Insomma di tutta quella "schiumaccia neoconservatrice" che poi, guarda la combinazione, ha proprio determinato la attuale scissione nel PD. E per colmo dei colmi lo scissionista Speranza se ne esce con una frase allucinanante del tipo "Matteo Renzi sarà ricordato come colui che ha distrutto il PD ", esempio sublime di ingratitudine nei confronti di colui che alle elezioni europee aveva suparato il 40% dei consensi, un risultato da Democrazia Cristiana di molti decenni orsono.

Lo afferma lo stesso Matteo Renzi, al ritorno da un viaggio "formativo" in California di questi giorni, in una delle sue rare apparizioni televisive e ospite di Fabio Fazio a "Che tempo che fa", "la scissione del PD è un disegno di Palazzo scritto, ideato e prodotto da Massimo D'Alema. Mi sono dimesso e non è servito" .

Quindi neppure il supremo sacrificio delle dimissioni da premier prima e poi da segretario del PD hanno attenuato il livore a sfondo chiaramente personale del satanico D'Alema, distruttore seriale di governi e di leadership progressiste. Ma cosa si voleva di più! il sangue?

La perfidia di questi miserabili complottisti arriva al punto di rinfacciare a Matteo il fallimento delle riforme istituzionali, bocciate da un referendum popolare a dir poco mediaticamente manipolato e quindi con un deficit comunicativo, il fallimento del Jobs act per causa però di un uso scriteriato dei vaucher di cui il ministro Poletti era del tutto inconsapevole, il fallimento della "buona scuola", dovuta tuttavia al sabottaggio da parte degli insegnanti politicizzati di sinistra, la bocciatura dell'italicum (dalla Corte costituzionale), la migliore legge elettorale che tutto il mondo ci invidiava, bocciata dalla miopia di giudici neoconservatori, l'aumento della disoccupazione giovanile, però solo dopo che sono i finiti i "bonus contributivi" alle imprese perché prima andava tutto da Dio ; per non parlare poi dell'Europa e della Merkel che ci bastonano quotidianamente, il crack delle banche in mano ai comunisti che non fanno parte della Leopolda e via dicendo... in un crescendo rossignano di accuse strampalate al solo scopo di distruggere l'azione del governo Renzi e la sua immagine personale.

In questa frenesia diffamatoria si arriva perfino a rinfacciare a Matteo la sua pubblica dichiarazione televisiva, in una delle poche apparizioni pre referendum, che si sarebbe ritirato definitivamente dalla vita politica nel caso di sconfitta il 4 dicembre 2016. Una vera e propria accusa pretestuosa priva di ogni fondamento dal momento che è risaputo che certe cose si dicono per modo di dire, ovvero per spronare i cittadini al voto e non per dare poi un seguito concreto nel caso di esito infausto, peraltro allora non previsto perché tutti i sondaggi davano Renzi vincente. Lo sanno anche i bambini, eppure questi esagitati complottisti ne hanno fatto un mantra.

Adesso dalla fase denigratoria non vorrei si passasse all'odio personale. Il passo è breve. Già stanno circolando voci su presunte complicità di Tiziano Renzi, padre di Matteo, su un "traffico di influenze" finito nel mirino dei magistrati a proposito della Consip, in quello che viene definito l'appalto più importante d'Europa perché sono in ballo oltre 2,5 miliardi di euro.

Sembra che anche il ministro Lotti, amico personale di Matteo, sia chiamato in causa assieme ad altri amici della famiglia Renzi, tra i quali un costruttore, un generale dei carabinieri e altri personaggi comunque ascrivibili al cosidetto "giglio magico renziano". Come per il povero babbo della ex ministra Elena Boschi, ora sottosegretario di Stato nel governo Gentiloni, incappato suo malgrado nella vicenda della Banca Etruria, la macchina del fango si è già messa in moto.

Vediamo dove porta. 

 


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