Fini rinuncia al Lodo. E’ lo "sdoganamento" finale?

par morias
lunedì 5 ottobre 2009

A pochi giorni dalla tanto attesa decisione della Consulta sulla costituzionalità del Lodo Alfano, il Presidente della Camera dei Deputati decide, tramite il suo avvocato Giulia Buongiorno, di rinunciare alla protezione dai processi penali per le prime quattro cariche dello Stato.

Gli uomini vicino al premier Silvio Berlusconi hanno tentato di minimizzare l’accaduto e la valenza politica della decisione di Gianfranco Fini.

Hanno preteso addirittura di aver dimostrato in tal modo la bontà del provvedimento voluto dagli stessi avvocati del premier, che sono anche tutti parlamentari del Pdl, da Pecorella a Ghedini.

A nostro avviso questo è l’ultimo "schiaffone" che riceve il Cavaliere dal suo più antico alleato.

Non è vano sottolineare che è stato proprio il Presidente del Consiglio a "sdoganare" il vecchio Msi gia dal 1993 quando da Arcore si annunciò la preferenza per Fini, all’epoca candidato a sindaco alla città di Roma.

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata, e il partito di Fini ha fatto enormi passi da gigante nel quadro politico nazionale fino a divenire una forza di governo, non esitando a cambiare nome mutando in Alleanza Nazionale per poi fondersi nel partito unico, il Pdl.

Ed è stata proprio questa la mossa i cui risvolti Berlusconi di certo non si aspettava.

I più stretti collaboratori del premier, e lui stesso, hanno da sempre temuto l’ascesa politica dell’attuale Presidente della Camera e la sua capacità di scrollarsi di dosso il peso delle riunioni ad Arcore, tanto da ritenere che la fondazione nell’autunno scorso del Pdl fosse il miglior anticorpo possibile per il Cavaliere al fine di proteggersi da una "successione precoce" alla guida del paese.



Ma la creazione di un partito unico contrasta con il "pensiero unico", quello del manovratore che dev’essere lasciato immune da ogni valutazione politica e soprattutto giudiziaria.

Fini non manda giù il peso specifico che gli ex forzisti danno alla Lega di Bossi, non manda giu i dictat leghisti finalizzati alla protezione di interessi locali a scapito del bene comune della nazione, non sopporta le polemiche estive sull’insegnamento dei dialetti nelle scuole o sull’inno nazionale.

Il Presidente della Camera si è dimostrato fino ad ora degno della sua carica istituzionale dando in qualche caso anche qualche vantaggio procedurale all’opposizione nei lavori parlamentari - come quando l’altro giorno ha rinviato il voto sul decreto anticrisi, contenente il tanto bistrattato "scudo fiscale" approvato grazie all’assenza di ben 29 parlamentari dell’opposizione, di cui ben 22 tra le fila del Pd.

Fini ha dovuto subire in questi mesi svariati attacchi, guarda caso proprio dall’interno del partito che lo ha eletto e dai giornali della famiglia Berlusconi - da Feltri in particolare, ma anche dal direttore di Libero, Belpietro.
 
Fini ora ha dimostrato di non temere il giudizio della magistratura se si è consapevoli delle proprie scelte e decisi a far valere le proprie opinioni, ha dimostrato che se si ha coraggio si può anche rinunciare alla protezione datagli da una legge palesemente incostituzionale - al contrario del suo capo-popolo intenzionato a svincolarsi dalle sue responsabilità penali che prendono corpo dalla sentenza Mills o dal processo Dell’Utri.

Mentre tutti tacciono Fini ha avuto il coraggio di prendere le distanze dal comportamento del Presidente del Consiglio anche per quanto concerne le foto di villa Certosa o le escort di palazzo Grazioli, ha avuto la forza di rivendicare l’etica e la morale quali requisiti inscindibili dall’azione di governo, anche quando i suoi stessi ex compagni di partito, da La Russa a Gasparri, si sono prodigati per minimizzare lo scontro parlando di incomprensioni e malintesi, o prendendosela con la "Stampa" che riporta sempre le notizie in maniera faziosa.

L’autunno caldo di Silvio Berlusconi è oramai iniziato all’insegna della lotta di successione mentre il Paese è sempre più povero, mentre aumenta in progressione geometrica il numero di persone che perdono il lavoro, mentre non si trovano i soldi per approntare una Finanziaria decente, mentre tutti i parametri economici decrescono ad un ritmo molto maggiore rispetto a quanto l’ottimismo di governo voglia far credere, mentre si fanno rientrare in Italia, praticamente a costo zero, i capitali mafiosi.


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