Fini candida Berlusconi al Quirinale

par Giovanni Mistero
martedì 10 marzo 2009

Il danno l’ha fatto El Pais che ha chiesto al Presidente della Camera Gianfranco Fini se Berlusconi riuscirà a salire al Quirinale (e non per prendere a schiaffi Napolitano) e l’ex segretario di An ha risposto che non c’è dubbio dato che “oggi gode di un appoggio personale e popolare che fa sì che questa ipotesi sia tutt’altro che remota”.
 
Il fatto è che Fini ha ragione. Cioè che Berlusconi goda di una fiducia e di un seguito ampissimo in Italia (senza poi volerlo paragonare al gradimento della sinistra) è una cosa ormai certa e su cui bisogna riflettere nel bene e nel male.
 
A lui si accoda Ignazio La Russa: “Fini ha fatto bene a esplicitare questa posizione. Non sarebbe una sorpresa impossibile, quella di un leader della coalizione di maggioranza che diventi presidente della Repubblica. Ci può stare. Anzi, ci sta eccome » ma specifica che
 
Che Fini ormai studi da leader democratico è una cosa ormai certa. Prima di tutto però deve levarsi dai piedi quella patina di postfascismo che, nonostante tutte le virate fatte in questi ultimi anni, si porta ancora appresso, e non perde occasione per sottolinearlo, come quando gli viene chiesto se si considera il delfino di Berlusconi (cosa che scatenerà l’ilarità di chi da anni gioca su questa storia di Fini delfino. Da delfino di Almirante a delfino di Berlusconi...) e risponde “Io sono repubblicano e Berlusconi non è un re con un erede. La politica è un’altra cosa”. Quell’”io sono repubblicano” nasconde tantissimo, anzi forse esplicita tantissimo. E continua il presidente della Camera: “I leader si affermano se hanno la capacità e se ci sono le condizioni e questo non devo deciderlo io”.

A conferma di quello che stiamo dicendo basta leggere come Fini tratta l’argomento di una destra del terzo millennio che, secondo lui “deve modernizzarsi, bisogna smetterla con le etichette del secolo scorso, del millennio scorso: ci sono sfide culturali che dobbiamo affrontare tutti insieme, l’integrazione, il laicismo, l’emigrazione, i diritti dei cittadini, l’autorità dello stato”. Ora bisogna vedere come li deve affrontare, è lì tutto il problema (le ultime uscite, come quelle sull’integrazione lo hanno visto spesso solo rispetto alle posizioni forti degli uomini del suo partito).

Ci viene un dubbio. Che Fini voglia creare un partito antagonista a Vendola?


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