Fini-Berlusconi: uno a zero, palla al centro

par Maurice
sabato 31 luglio 2010

Dobbiamo tutti essere grati a Berlusconi perché finalmente ha buttato fuori Fini e "compagni" dal Popolo delle Libertà (mi vien da ridere a scrivere libertà). Non ne potevamo più. Finalmente basta. Era come la barzelletta sui carabinieri, o come l’ultimo gossip su Paris Hilton: non ne potevamo più.

Era quello che, alla fine, anche il Presidente della Camera aspettava: essere buttato fuori per proclamare a voce alta che nel PdL non esiste democrazia, che è il partito di Berlusconi e non della destra, un partito vecchio, che la vera destra moderna riformista ed europea è (sarà) la sua, raccogliendo su di sé più consensi di quello che crede il Cavaliere e sperano (temono?) i berluscones.

Berlusconi con questa mossa ha mostrato ancora una volta di essere un parun dalle belle braghe bianche imprestato alla politica, e che in questi sedici anni non ha imparato nulla della politica, rimanendo solo e soltanto un padrone vecchio stampo, modello e-qui-comando-io-e-questa-è-casa-mia. Non so quanto sia stato furbo - bisognerà aspettare ancora qualche tempo per dare un giudizio definitivo - certo non così furbo e politicamente scaltro da come vorrebbe apparire.


Fini, che è invece un animale politico da sempre (parlare con la gente per averne conferma: lui e D’Alema), ha portato all’incasso la cambiale dell’espulsione, mettendosi dalla parte di chi ha subìto il torto. Ha ottenuto il vero risultato a cui mirava: condizionare Berlusconi ed impedire che venga trascinato dalla deriva populista e leghista.

Il governo non cadrà per colpa di Fini. Primo, perché così Fini potrà sempre sostenere che è lui la vittima della prepotenza dell’uomo di Arcore, assumendo il ruolo dell’eroe buono che combatte contro l’antieroe cattivo, cosa che attira sempre la simpatia. Secondo, potrà sempre dire agli elettori che gli impegni elettorali di sostenere il governo lui li ha mantenuti (non a caso ha aspettato il licenziamento della manovra economica). Terzo, perché andare ad elezioni anticipate in questo momento non conviene neanche a lui. Quarto, perché da fuori può condizionare meglio il suo ex socio, presentandosi alle urne, quando sarà, come il vero campione della destra, coerente con i fondamenti di legalità e costituzionalità. Quinto, perché potrà presentarsi all’elettorato del sud come colui che ha arginato (e forse mazziato una volta per tutte) il federalismo leghista in nome dell’unità nazionale - di cui è profondamente convinto fin dai tempi del MSI - che per la stragrande maggioranza degli italiani è ancora un valore.

Nonostante le vagonate di guano che, Fini sa già, si riverseranno su di lui e la sua pattuglia dagli ex amici, continuerà ad appoggiare dall’esterno gli impegni elettorali presi come PdL, come ha già dichiarato. Fuori di questi però per Berlusconi non ci sarà più nessuna vittoria scontata, nessun altro voto di fiducia (a meno che non dia fuori di testa completamente), ma una mediazione continua per avere un appoggio esterno. Castrato nei suoi propositi di altri tre anni di governo, sfiancato dal logorio della guerriglia parlamentare, impossibilitato a farsi leggi incostituzionali, in inverno potrebbe anche salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica.

Già ora il primo punto della partita Fini se l’è aggiudicato, prima ancora di essere espulso dalla squadra: il invio a settembre, ma ormai è un cestinamento, del ddl sulle intercettazioni, la legge bavaglio. E così sarà per tutte le altre proposte di legge che il premier vorrà fare per gli interessi suoi o dei suoi.

Ora si torna a fare politica sul serio. Il tempo della Berlusconi SpA è finito.


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