Fiducia alle riforme della Rai e della Giustizia? Le possibili ripercussioni sul nostro Paese

par Camillo Pignata
venerdì 9 marzo 2012

Alfano diserta l’appuntamento della maggioranza con Monti, per non discutere di Rai e giustizia che sono riserva di caccia di Berlusconi. Il professore deve tenere ferma la barra del timone e indurre il cavaliere ad assumersi le sue responsabilità. Deve fare il decreto sulla Rai, sulla giustizia e porre la fiducia. Berlusconi non avrà la forza di sfiduciarlo perché, se sarà adombrata la possibilità di elezioni anticipate, i suoi non lo seguirebbero.

I nodi sono venuti al pettine. Per il PDL, il governo va bene quando tocca gli interessi della gente, non va bene quando tocca gli interessi del cavaliere. Ma questo non fa meraviglia. Berlusconi aveva appoggiato Monti, per uscire indenne dal cul de sac in cui aveva cacciato se stesso e il Paese.

L’Italia era nel pieno di una crisi finanziaria che colpiva anche i titoli Mediaset. Una crisi che il leader del PDL non era in grado di governare, e non solo per incapacità tecnica, ma perché prigioniero della sua maggioranza che gli chiedeva prebende, e non provvedimenti per il Paese. Voleva salvare dalla bufera i titoli Mediaset e per questo accettò l’invito di Napolitano ad affidarsi ad un uomo capace di portare l'Italia fuori della crisi. Ma del Paese non si curava. Ieri lo aveva portato sull’orlo di un baratro, oggi che stiamo per uscirne, tenta di nuovo di ricacciarlo in quel baratro.

Un esito ineludibile se cade Monti e ritorna la vecchia maggioranza.

Dunque il Paese era sull’orlo del baratro e bisognava tirarlo fuori. Con questo intendimento Casini e il PD avevano votato la fiducia a Monti. Una fiducia che è stata ed è un fardello per il partito democratico, che rinunciò ad una vittoria facile, sacrificò e tutt'oggi sacrifica il suo elettorato di rifermento.

Per far quadrare i conti, il professore ha rastrellato risorse che hanno colpito taluni settori della società e preservato altri. Ha colpito con durezza i poveri e appena sfiorato i ricchi. La riforma delle pensioni ha creato il problema degli esodati e distrutto la speranza per i giovani di avere un posto di lavoro e una pensione.

Non ha toccato invece le banche, i farmacisti, ha appena sfiorato i capitali scudati, non ha tassato i capitali emigrati in Svizzera. Non ha toccato farmacisti e tassisti perché sono l'elettorato di riferimento del PDL. Bersani ha votato il decreto salva Italia e si appresta a votare il decreto sulle liberalizzazioni. E tutto ciò ha avuto (e avrà) conseguenze negative sul suo elettorato.

Fin qui tutto bene per il cavaliere.

Ma ora è venuto il momento di affrontare tematiche sgradite a lui sgradite, e allora Alfano,non va all’incontro con Monti, perché, secondo il PDL, il governo deve affrontare solo problemi economici e Rai e giustizia non sono problemi economici.

Motivazioni senza senso perché tutti i temi hanno risvolti economici.

Se la Rai non è un tema economico, perché Confalonieri è andato da Monti?

Se la giustizia non è un tema economico, perché tanti esponenti del PDL lo hanno, fino a ieri, sostenuto che la velocità dei processi è un fattore competitivo? Hanno parlato a vanvera?

Le riforme della Rai e della giustizia servono a reperire risorse (asta delle frequenze), a liberalizzare il settore rai/tv ed aprire il mercato per la nascita e lo sviluppo di aziende televisive, mentre la snellezza dei processi costituisce un fattore che attrae investimenti. E d’altra parte non esiste un governo a sovranità limitata, dunque deve affrontare tutti gli argomenti che ritiene utili per il Paese, ivi compresi Rai e giustizia;

Ma Berlusconi si oppone. 

Monti e Napolitano certamente continueranno ad impegnarsi, per indurre il cavaliere a cambiare opinione, ma non ci riusciranno. E’ fatica sprecata. L’asta delle frequenze, la governance Rai, la riforma della giustizia colpiscono, rispettivamente, gli interessi economici, politici e processuali di Berlusconi. 

E se così stanno le cose il cavaliere rimarrà fermo sulle sue posizioni e condizionerà il suo appoggio al Governo, all’intangibilità della sua riserva di caccia.

Monti, Bersani e Casini devono cedere al ricatto? Giustizia, Rai, Mediaset e corruzione non si toccano? Se cedono al ricatto autorizzano un potere di veto e con esso il controllo di Berlusconi sul governo. Ma se Monti si fa controllare da Berlusconi, c’è il rischio che perda la sua credibilità internazionale e, con essa, la possibilità di tirarci fuori dal baratro.

E' necessario quindi che il professore, sostenuto da PD e Terzo Polo, tenga ferma la barra del timone e induca il cavaliere ad assumersi le sue responsabilità. Deve incontrarsi con chi ci sta a discutere e trovare un punto di accordo sulla Rai, sulla giustizia, fare un decreto e porre la fiducia.

Berlusconi voterebbe contro.

Ma il governo cadrà, solo se i parlamentari della vecchia maggioranza avranno la certezza di un reincarico per un esponente del PDL o della Lega. In tal caso voterebbero compatti la sfiducia a Monti.

Un’ipotesi sciagurata, che deve essere assolutamente scongiurata, giacché segnerebbe il ritorno della vecchia maggioranza, e con essa il ritorno dell’Italia nel girone dell’inferno.

Se invece Casini e Bersani chiederanno, sostenuti da Monti e Napolitano, le elezioni anticipate, il governo non cadrà. Berlusconi non avrà la forza di farlo cadere. Molti dei suoi voterebbero la fiducia a Monti, perché sono attaccati alla poltrona e temono per la loro conferma, anche per i cattivi sondaggi e i rapporti incerti con la Lega.


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