Fiat: il futuro di Termini Imerese è una questione di centesimi

par Alessandro Mirri
mercoledì 28 settembre 2011

Lo stabilimento FIAT di Termini Imerese è antieconomico per il Lingotto e non rappresenta una risposta adeguata alla crisi. L'indotto dell'azienda torinese resta al centro di nodi delicati tra interessi politici, economici e finanziari mentre il Ministro Romani scommette sull'esito positivo della mediazione per la riconversione del polo industriale. DR Motor, incontrerà i sindacati il 5 ottobre 2011. Nell'attesa il futuro di migliaia di persone è una questione di pochi "centesimi".

Nata nel 1970 sotto l'egida Sicilfiat - a sancire il contributo della Regione Sicilia nella localizzazione dell'attività FIAT sul territorio - la fabbfrica di Termini Imerese passò sotto il controllo totale dell'azienda torinese sette anni dopo, quando il Lingotto acquisì il 40% delle quote fino a quel momento di proprietà della Regione (via SoFiS). In 40 anni di attività questo stabilimento ha prodotto modelli come la Nuova 500, la Punto e la Lancia Ypsilon fino al 2010.

Google Maps su presenza Fiat a Termini Imerese

È un nodo che tocca interessi delicati. Se da una parte l'Amministratore Delegato FIATSergio Marchionne, non ha mai disconosciuto la qualità dell'indotto siciliano, alla fine del 2009 era sempre lui ad affermare l'inefficienza dei poli italiani: "Abbiamo sei stabilimenti in Italia e quello che facciamo qui è l'equivalente di quello che facciamo in una sola fabbrica in Brasile. Questo non ha nessuna logica industriale". Termini Imerese è sacrificabile perché, secondo le considerazioni del Lingotto, un indotto che può gestire la produzione di un modello per volta - con costi di produzione superiori rispetto agli indotti "polivalenti" - è una risposta antieconomica alla crisi che ha quasi dimezzato la richiesta di auto sul mercato.

Due anni dopo, la FIAT impatta - come ogni altro competitore di settore - contro il ritorno della crisi dei mercati. La scissione parziale FIAT S.p.a. / FIAT Industrial S.p.a. avvenuta il capodanno 2011 garantisce flessibilità operativa ma l'automobile è un settore che non può riprendersi da solo. Ha bisogno di essere trainato

La calcolatrice però non considera gli effetti negativi che si ripercuoteranno sul territorio siciliano in seguito alla chiusura definitiva del polo industriale e che stanno innescando un braccio di ferro tra diverse realtà politiche, economiche e finanziarie. Il comune di Termini Imerese aveva risposto duramente alle strategie del Lingotto già nel 2010 e continua ad essere parte attiva e interessata, come deve. E il governo?

L'incontro del ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani con i Sindacati avvalora la tesi di un forte e convinto tentativo di mediazione sulla riconversione del polo industriale siciliano. Il Comune di Termini Imerese confidava (e confida ancora) nel ministro Romani, come dimostra la lettera aperta inviatagli dal sindaco del comune, Salvatore Burrafato, in occasione della sua nomina. Per il primo cittadino uno dei motivi della drammatica situazione del polo industriale "è stato in qualche modo determinato anche dalla mancata presenza costante di un Ministro della Repubblica che tra le Sue prerogative deve avere anche la piena responsabilità di dovere intervenire e risolvere le vertenze legate ai siti industriali in crisi come appunto Termini Imerese. Questa situazione è adesso affidata alla Sua azione ministeriale" ma a tre mesi dalla chiusura dell'indotto - e pur con l'interesse consolidato della DR Motor - manca ancora l'ultima parola sostenuta dai fatti.

È impensabile aspettarsi tranquillità da parte di una cittadinanza che da anni vive sull'incertezza e sulle promesse di alternative industriali a lungo termine in sostituzione del Lingotto in partenza. L'alternativa si chiama DR Motor, una soluzione auspicata anche dalla Regione Sicilia. Il 5 ottobre 2011 la DR Motor incontrerà i Sindacati, nel frattempo resta la spada di damocle sull'area siciliana.


Il futuro del polo industriale di Termini Imerese coinvolge non solo i lavoratori dell'indotto ma tutte quelle attività commerciali che si sono sviluppate grazie alla presenza del polo FIAT. La calcolatrice supporta il Lingotto affermando che una spesa di produzione superiore alla media di 1.000 euro per modello assemblato non è finanziariamente giustificabile. In futuro un'altra calcolatrice forse potrebbe dimostrare che i margini di ricarico sul venduto e sugli accessori - in linea con gli standard di mercato e in presenza di interessi internazionali diversificati - sono in grado di ammortizzare quel ricarico sulla voce uscite, preferendo alla prospettiva del centesimo quella degli interessi sociali che possono dare una spinta all'economia. Una prospettiva sociale sposata anche dalla lettera aperta di Andrea Catarci, Presidente del Municipio Roma XI.

N.d.R.: La pubblicazione della lettera diffusa dalla Presidenza Municipio XI non deve essere intesa come l'avvallamento di una posizione politica piuttosto che di un'altra. L'Intruder ha una sola linea guida: niente paraocchi colorati

Fiat: vicinanza e scuse a tutta Termini Imerese

Di fronte agli operai venuti da Termini Imerese per chiedere garanzie sul futuro occupazionale di 2.200 persone dello stabilimento Fiat e nell’indotto, il Sindaco riscopre l’antica passione per l’ordine e la disciplina e chiede al Prefetto una reazione immediata, preoccupato delle conseguenze sul traffico e fregandosene tanto del diritto costituzionale a manifestare quanto della sorte delle relative famiglie.

Forse l’Assessore De Palo, che si è incatenato sotto il Parlamento per sottolineare le difficoltà in cui sopravvivono le famiglie numerose, potrebbe provare a spiegare al suo Sindaco che anche le famiglie operaie versano in altrettanta problematicità? Pur lavorando ed a ritmi duri, sono una buona parte di quell’1,1 milioni di nuclei che vivono in povertà assoluta, cioè che non riescono ad accedere al paniere minimo di beni e servizi considerati essenziali. In tutto fa circa 3,2 milioni di persone, come sottolinea il Rapporto Istat 2010. Le situazioni più critiche si riscontrano al Sud, tra le famiglie numerose e nelle famiglie operaie, in particolare quelle in cui lavora una sola persona e dove ci sono figli.

Oltre ad esprimere solidarietà e vicinanza ai manifestanti ed al Sindaco di Termini Imerese, mi sento di scusarmi con loro e di specificare che non tutte le Istituzioni cittadine si ritrovano nell’insensibilità e nell’ostilità espressa da Alemanno. Anzi al Municipio Roma XI, ed al sottoscritto come rappresentante di un pezzo di questa città, quelle parole hanno provocato vergogna ed indignazione.


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