Festival Internazionale di Letteratura Ebraica

par Alfia
martedì 16 settembre 2008

Dal 20 al 24 settembre si svolgerà a Roma la prima edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica, presso la Casa dell’Architettura, in Piazza Manfredo Fanti, 47.

 Il programma spazia dalla letteratura al cinema, dalla storia alla poesia, e offre incontri con alcune delle voci più autorevoli del panorama intellettuale ebraico,da Haim Baharier a Wlodek Goldkorn, da Lia Levi a Nathan Englander, voci diverse, più giovani e meno giovani, ma tutte riconducibili ad un’unica volontà, quella di dar voce ad un popolo diffondendo la sua cultura, la sua storia, le sue speranze e soprattutto quella di unire attraverso la letteratura, il mondo ebraico e ciò che è estraneo ad esso, affinché si possa abbattere la reciproca diffidenza, e fare delle differenze non un punto rottura ma un’occasione di crescita.

Tra i tanti mi piace ricordare l’iracheno dissidente Sami Michael, rifugiatosi in Israele fin dal 1949 per sfuggire ad un mandato d’arresto emesso nei suoi confronti dal regime di Bagdad, ed attualmente presidente dell’Associazione per i diritti umani in Israele. Lo scorso anno, alla fiera delle piccola editoria a Roma, ho avuto il piacere di acquistare un suo libro, Una tromba nello uadi, pubblicato da Giuntina, un romanzo bellissimo, carico di umanità, passione e soprattutto di speranza, la speranza che può nascere quando le diversità si incontrano superando la paura ed i sospetti, come nell’amore tra un ebreo ed un’araba, tra Alex ed Huda:

 “Avevo legato il mio destino a quello di un ebreo, ma le mie paure erano le paure di un’araba. Non osai nemmeno chiedere cosa stesse succedendo alle persone allarmate sul marciapiede. Ero sicura che tutti sapessero dal mio viso quello che mi passava dentro in quei momenti. Sentii di camminare come un’araba, di guardare come un’araba, di pensare come un’araba. Gli uomini e le donne sul marciapiede accompagnavano con uno sguardo ebraico i figli e i fratelli, i mariti e i padri che andavano incontro a una guerra ebraica. L’estraneità si rafforzava in me ad ogni passo. Le mie gambe si fecero pesanti. Cercai di concentrarmi sul fatto che anche Alex era ebreo, ma nel mio cuore battevano le note delle ninnananne arabe della mia infanzia. E all’improvviso scomparvero, lasciandomi sola, trasparente, senza un volto, non araba, non ebrea, in una strada che era tutta un unico rigido volto di ansia e paura, di odio e furia

 

Per informazioni: http://www.festivaletteraturaebraica.it/


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