Femminicidio: il costo di essere una donna

par Antonella Monaco
giovedì 3 maggio 2012

Stefania Noce, Vanessa Scialfa, Sanaa Dafani, Hina Saleem, Emiliana Femiano, Emlou Arvesu sono solo alcune delle donne che negli ultimi anni hanno riempito le pagine di cronaca nera per gli omicidi efferati di cui sono state vittime. Ferite mortalmente dalla mano di ex fidanzati, mariti, padri o sconosciuti. 

Sono 55 le donne uccise dall'inizio del 2012 in Italia. Un fenomeno definito "Femminicidio": essere ammazzate per il fatto di appartenere ad un genere, quello femminile. Rappresenta la distruzione fisica e psicologica che si fa delle donne. La voglia di plagiarle, sottometterle, annullare la loro dignità e quando ciò non accade, si passa al male estremo, l'omicidio.

Donne che non hanno la libertà di scegliere l'uomo da amare e da sposare, che non possono porre fine a rapporti spesso malati, violenti, frustranti. Donne che non possono scegliere per se stesse, che incontrano sul loro cammino un uomo sbagliato.

Abbiamo il dovere morale di chiederci se tutto il possibile viene fatto per evitare questi omicidi. Dobbiamo domandarci se la società e le istituzioni facciano il possibile per tutelare le donne da qualsiasi forma di violenza che viene perpetuata ai loro danni.

Oggi si discute se il "femminicidio" debba essere introdotto tra le circostanti aggravanti dell'omicidio. Dare pene esemplari, più severe a chi si macchia di questi reati, potrebbe essere un piccolo passo in avanti verso la prevenzione di questo triste fenomeno. 

Non dobbiamo lasciare nell'ombra i volti delle vittime, ma ricordarli e urlare i loro nomi, affinché diventino il simbolo delle donne che subiscono vessazioni, delle donne che non sono libere.


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