Fecondazione assistita, l’Italia non ricorra contro l’Europa

par UAAR - A ragion veduta
sabato 13 ottobre 2012

Non si può obbligare una donna a subire l’impianto di embrioni gravemente malati. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo lo scorso 28 agosto, facendo incassare l’ennesima bocciatura, questa volta internazionale, alla retrograda e approssimativa legge 40 sulla fecondazione assistita. Ma l’ex presidente del Movimento ecclesiale di impegno culturale e attuale ministro della Salute Renato Balduzzi, con un approccio davvero poco tecnico, ha annunciato il ricorso da parte del governo italiano. Tra l’altro, dopo l’affondo del cardinale Angelo Bagnasco, che aveva contestato alla Cedu di aver “surclassato” la magistratura italiana sulla questione della procreazione assistita.

C’è bisogno ora, con l’impegno di tutti, di sensibilizzare l’opinione pubblica affinché il governo non presenti il ricorso presso la Cedu. I motivi sono molteplici e importanti. Si tratta prima di tutto di garantire la libertà di scelta delle donne contro le tentazioni no-choice. Permettere loro di portare avanti una gravidanza ad esempio senza che siano costrette a subire l’impianto di embrioni con gravi patologie. E per far avanzare l’Italia sul piano della laicità e dei diritti, visto che il nostro paese è ancora schierato a fianco degli stati più arretrati sul piano dei diritti civili. Per lasciarsi alle spalle una legge che è stata stata già di fatto smantellata da diverse sentenze, che ne hanno messo in evidenza l’inadeguatezza complessiva e i punti deboli. È importante infine che certe spinose questioni siano discusse da esperti veri e competenti, come invitava a fare Carlo Flamigni. E che sulla base delle ricerche e delle conoscenze scientifiche attuali i politici elaborino le leggi, senza seguire le chimere, i proclami e gli anatemi dei prelati che sterzano il dibattito su questioni ideologiche e dogmatiche.

Giovedì è stato inviato un appello al presidente del consiglio Mario Monti. I 29 firmatari sono di estrazioni e convinzioni diverse, accomunati dal sostegno all’autodeterminazione e dalla contrarietà ad imposizioni da stato autoritario. Tra di essi Carlo Flamigni e Valerio Pocar, presidenti onorari Uaar, oltre al segretario dell’associazione Raffaele Carcano.

Per sostenere l’appello si può anche sottoscrivere una petizione: l’Uaar invita soci e simpatizzanti a farlo.


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