Farfalle mutanti in Giappone, frutto delle radiazioni di Fukushima

par Giuseppe Ottaviano
martedì 14 agosto 2012

Una squadra di studiosi giapponesi ha riscontrato mutazioni genetiche a seguito delle radiazioni emanate dalla centrale di Fukushima.

Lo studio, condotto dall’università delle Ryukyu, nella prefettura di Okinawa, ha esaminato 144 esemplari di farfalle due mesi dopo la tragedia di Fukushima, riscontrando anomalie nel 12 per cento degli esemplari. L’analisi è stata effettuata nuovamente, sei mesi dopo, su 238 esemplari riscontrando un incremento delle anomalie del 28 per cento.

Antenne sfigurate, ali più piccole del normale e colori anomali sono le mutazioni più frequenti come spiega Joji Otaki, responsabile della ricerca, secondo cui le farfalle, prelevate nell’area intorno Fukushima, hanno subito le radiazioni sia dall’esterno che dall’interno attraverso il cibo: "Queste larve, nei giorni dopo il disastro, sono state esposte a radiazioni non solo dall'esterno, ma anche dall'interno, ingerendo cibo. Questi stessi insetti sono stati successivamente allevati in laboratorio e il 18% della loro prole ha presentato mutazioni simili".

Per evitare equivoci sono stati prelevati alcuni esemplari anche da altre aree e nutriti con foglie provenienti dalla zona inquinata, riscontrando sempre tassi di mortalità più elevati e riduzione delle dimensioni delle ali. Le farfalle, essendo presenti in ogni tipo di ambiente, risultano essere un ottimo indicatore della qualità delle diverse aree.

Il numero di farfalle mutate nella terza generazione è salito al 34 per cento, mentre quelle raccolte sei mesi dopo presentano mutazioni nel 52 per cento dei casi. 

Il professore Joji Otaki, la cui ricerca è integralmente pubblicata su Nature, ha poi spiegato: «Dal momento che le farfalle hanno subito queste mutazioni, è facile immaginare che altre specie possano aver subito altri effetti. Qualcosa è andato storto nell’intero ecosistema». In realtà, secondo lo stesso Otaki, ogni organismo risponde alle radiazioni in modo diverso, per questo è ancora presto per trarre conclusioni su quali siano le conseguenze per gli esseri umani.

A maggio l’Organizzazione mondiale della sanità e il Comitato scientifico sulle radiazioni atomiche dell’Onu avevano presentato i propri rapporti, dove affermavano che non esisteva il rischio di ammalarsi di cancro per la quantità di radiazioni liberate durante l’incidente, restava ad alto rischio l’area fino a 45 km nord dalla centrale. Alcune di queste aree furono sgomberate solamente un mese dopo l’avvenuta catastrofe, aumentando soprattutto per i bambini il rischio di cancro della tiroide. La Tepco, compagnia elettrica di Tokyo, sosteneva che le radiazioni effettive superavano di almeno il doppio le stime iniziali del governo giapponese.

Oggi è ancora impossibile prevedere quali saranno le reali conseguenze sulla salute della popolazione, basta pensare che a oltre venticinque anni dal disastro di Chernobyl ancori c’è un elevato rischio di tumore per chi abitava nelle zone vicine la centrale.

 


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