Famiglia, scuola e società: liberarsi dall’"Apparato"

par Giorgio Bargna
giovedì 11 agosto 2011

Nel corso degli anni, nel mio dilettantistico scrivere, ho accennato spesso alla Famiglia, quale prima cellula fondatrice della Comunità Locale.

La famiglia col suo valore, i suoi insegnamenti, la sua trazione è certamente uno dei nemici dichiarati dell’omologazione.

Dicevamo dunque che la famiglia è, in pratica, la cellula madre della società, forgia costumi, usi, opinioni a cui nessuno in realtà riesce completamente, per quanto ribelli si possa essere, a sfuggire… non potrò mai negare che mio padre e mia madre hanno contribuito in modo radicale alla formazione del mio carattere.

In molti casi decisioni politiche, caratteri, scelte di vita, di religione, di assoggettamento o ribellione saranno forgiati, come da un fabbro, da parte del nucleo familiare.

Di fatto la cultura acquisita in famiglia è uno dei primi nemici dell’omologazione, nasce, di conseguenza, la necessità di contrapporre una controcultura; uno dei mezzi più adeguati è stato individuato, in aggiunta a molti altri, di cui già accennato in passato, certamente, nella scuola.

L’influenza della classe insegnante non ha praticamente limite, se adottata ad hoc (il che non significa che il 100% degli insegnanti sia assoggettato ad un sistema), i principi insegnati nel corso degli anni di formazione scolastica saranno i punti principali del “valore educativo” di massa, ad esempio, di un elettorato o dei consumatori. Ormai, negli anni, la scuola si è allungata nei tempi di obbligatorietà di frequenza ed è passato per acquisito il concetto che la scuola si sostituisca sempre più alla famiglia nell’insegnamento delle nozioni e delle responsabilità. Capita spesso che i nostri figli ci zittiscano dicendo che la maestra ha dato una determinata spiegazione e quindi non può essere che così.

Oltre la scuola, ne abbiamo già discusso spesso, i mass media provvedono a correggere ancor di più gli indirizzi necessari ad una “comunità precostituita”, si verrà indirizzati ad appartenere ad un certo gruppo, la cui appartenenza ci isolerà dal canto di sirene lontane dallo standard abituale.

Capita che non tutti si assoggettino o che col tempo si smarchino, gioca spesso a favore di questi due stati la “censura personale” che taluni riescono ad imporre a se stessi, rifiutandosi di ascoltare o leggere determinati messaggi.

Come aiutare chi è ingabbiato nello standard mondiale di un messaggio unico a liberarsi da questo schiavismo? Le vie possono essere molteplici. Possiamo, certamente, spingere le persone ad interessarsi alle tradizioni locali; mille esperienze diverse che si intersecano in una comunità interlocale o nazionale (ma perchè no, anche locale) sono di sicuro un valore aggiunto. Possiamo, di fatto, suggerire di leggere ed informarsi anche su testi antichi o comunque datati nel tempo, su testi scritti da culture non affini alla nostra, suggerire di allontanarsi dalla comunicazione di massa e passare a seguire messaggi di “apostoli” non incensati dai mass media, possiamo ognuno di noi, sebbene, magari, coi nostri limiti di tempo e di cultura, cercare di far passare un nostro pensiero personale, insomma spingerli a ragionare anche su quelle idee che generalmente non passano attraverso l’“apparato informativo ufficiale”.

La forza di una massa culturale e di un pensiero democratico è l’assemblaggio di milioni di esperienze personali provenienti dalle culture familiari, locali e perché no anche di massa nazionale od internazionale, il tutto però attraverso il movimento spontaneo (e non coordinato da messaggi, più o meno, subliminali) delle idee e delle esperienze.


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