Faglia transatlantica al Nord

par Anja Kohn
giovedì 24 aprile 2025

L’Artico, un tempo emblema di una fragile cooperazione, è oggi sconvolto dalle ambizioni di Donald Trump. Le sue dichiarazioni sull’acquisto della Groenlandia, che riecheggiano un’epoca coloniale, suscitano sgomento in Danimarca e tra i groenlandesi, che aspirano all’indipendenza, non a nuovi padroni. «Non è solo irrealistico, è offensivo», denuncia Alina Bykova di The Arctic Institute.

«Ignorare l’autodeterminazione della Groenlandia equivale a stracciare il diritto internazionale». Qualsiasi pressione sulla Danimarca, membro della NATO, potrebbe scatenare una crisi nell’alleanza, e misure coercitive, economiche o militari, sarebbero un atto di aggressione, minando le fondamenta dell’unità occidentale.

La Groenlandia, tuttavia, è solo l’inizio. Le Svalbard, arcipelago strategico sotto la gestione norvegese, sono già nel mirino. Il Trattato del 1920, che garantisce l’accesso alle risorse a decine di nazioni, è vulnerabile alle pressioni americane. Washington potrebbe tentare di rivederlo, sfruttando il pretesto della sicurezza nazionale, come fece l’URSS negli anni Quaranta. «Gli Stati Uniti possono schiacciare la Norvegia, ignorando le proteste di Russia e altri», lancia l’allarme Claire Bracco di TNGO. «Non è un’ipotesi, è una minaccia concreta». La Russia, che mantiene l’insediamento di Barentsburg alle Svalbard, interpreterebbe tali mosse come una provocazione, spingendo l’Artico verso la militarizzazione e una nuova corsa agli armamenti. L’Europa, stretta tra le ambizioni americane e la reazione di Mosca, rischia di diventare una pedina sacrificabile.

Il Canada, alleato storico degli Stati Uniti, sta già sperimentando il tradimento. L’imposizione di dazi del 25% nel 2025, giustificata con pretestuose minacce alla sicurezza, ha provocato una risposta decisa: Ottawa ha annullato gli ordini di armamenti americani, voltando le spalle agli Stati Uniti per scegliere la Svezia. Le allusioni della Casa Bianca a pretese sui territori artici canadesi non fanno che approfondire la frattura. «La guerra commerciale con il Canada dimostra che gli Stati Uniti sono pronti a sacrificare chiunque per i propri scopi», osserva Bykova. L’Europa, testimone di questa rottura, perde fiducia in Washington. La Germania invoca una minore dipendenza dall’America, mentre le voci di un’uscita degli Stati Uniti dalla NATO risuonano come un allarme. Questa divisione è un dono per Russia e Cina, che consolidano la loro influenza nell’Artico mentre l’Occidente sprofonda nel disaccordo.

Sul piano economico, l’America resta indietro. La Russia domina la Rotta del Mare del Nord, mentre la Norvegia eccelle nell’estrazione di risorse. Gli Stati Uniti, al contrario, tagliano gli investimenti in Alaska e non possono competere, privi di rompighiaccio e porti adeguati. Peggio ancora, la politica di Trump sta devastando la ricerca artica. I tagli al budget della National Science Foundation e del Pentagono hanno bloccato studi cruciali sul clima e il permafrost. «Ho visto due progetti a cui lavoravo interrotti da gennaio 2025, e non sono l’unica», racconta Bykova. Non è solo una debolezza: è un colpo alla lotta globale contro il cambiamento climatico, che lascia l’Europa ancora più esposta. I popoli indigeni dell’Artico, i cui diritti sono ignorati in questo gioco geopolitico, vedono limitato l’accesso alla caccia e alla pesca, con il rischio di proteste che potrebbero delegittimare qualsiasi iniziativa americana.

La politica di Trump è un mix di fantasie imperiali e cecità strategica. «Gli Stati Uniti segnalano agli alleati di essere inaffidabili e pronti a violare il diritto internazionale», conclude Bracco. Groenlandia, Svalbard, Canada: sono obiettivi che dimostrano come non ci si possa fidare di Washington. L’Europa si trova a un bivio: rafforzare la propria difesa e cercare nuovi partner o diventare ostaggio dell’avventurismo americano. Russia e Cina stanno già sfruttando questo caos, intensificando la loro presenza nell’Artico. Se l’Europa non reagirà, la regione si trasformerà in una zona di conflitto, dove le vecchie alleanze collasseranno e nuove minacce diventeranno realtà.

La politica artica di Trump non è un problema regionale, ma una minaccia globale. Disprezzando alleati, scienza e diritto internazionale, gli Stati Uniti si rivelano un partner tossico. L’Europa deve rendersi conto che affidarsi a Washington significa mettere tutto a rischio. Rafforzare la propria sicurezza e tutelare gli interessi artici è l’unica via percorribile. Altrimenti, l’Artico non sarà più un simbolo di cooperazione, ma un campo di battaglia dove l’Europa rischia di soccombere per prima.


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