Facebook mi punisce e blocca il mio account per 30 giorni

par Doriana Goracci
sabato 3 marzo 2018

Accade il 2 marzo: "Di recente hai pubblicato un contenuto che non rispetta le normative di Facebook, pertanto ti è stato impedito temporaneamente di usare questa funzione. Il blocco sarà ancora attivo per 29 giorni e 23 ore." E che avrò fatto mai?

 Era l'ultimo giorno di propaganda elettorale (che non ho mai fatto, come non ho mai pubblicato parole violente e/o razziste, contenuti e foto volgari) che Facebook blocchi il mio account in piedi da molti anni e con una discreta rete di persone che mi seguono (più di 5.000) superiore alle amicizie consentite...

Si tratta della pubblicazione sulla mia pagina FB, di una poesia di Andrea Ivaz Melis "Ma dimmi tu questi negri"- che ho ovviamente citato-aggiungendo due video trovati su You tube che recitavano la stessa poesia antirazzista con voce maschile e femminile, e ho allegato anche due foto emblematiche di una donna e un uomo di origini africane.

Mi conoscono e riconoscono un po' tutti quelli che avvertono che chi scrive lo fa per amore della comunicazione, da pensionata che ha più tempo libero per seguire la Rete, l'informazione, le storie di gente vera...

Solitamente accompagno i miei post, da una quasi maniacale cura nel legare i riferimenti, le persone citate e con foto che non siano mai aggressive.

Senza alcun preavviso, o suggerimento sia pure deciso... Facebook mi ha dunque improvvisamente bloccata per 30 giorni, non tenendo in alcun conto di chi io sia e come partecipo con la mia pagina, di cosa era stato pubblicato oltre il titolo della poesia di Andrea Ivaz Melis Segundo che è ricorso anche a una petizione: STOP alla censura della poesia “Ma dimmi tu questi negri” su Facebook

Sono quindi completamente isolata dalle persone amiche, non posso usare neanche messenger per parlare con persone lontane o vicine, non posso mettere un like, aggiungere una foto... esisto ma è come se non esistessi.

Niente di irreparabile o grave, ma molto, molto fastidioso, dal momento che io stessa ho fatto centinaia di segnalazioni al Team di Assistenza Facebook per persone che mi chiedevano l'amicizia ed erano appartenenti ad organizzazioni criminali per adescamento a sfondo di pishing, appropriazione di soldi, foto a sfondo sessuale, violento, viceversa rimasti tutti tranquillamente in piedi con i loro account...

Credo sia necessario denunciare quanto mi è accaduto, ho peraltro anche inviato una mail a vari indirizzi del Team Facebook, chiedendo l'immediato ripristino della mia operatività Facebook, e se tanto ci tengono rimuovessero pure per sempre la succitata poesia, perché per quanto mi riguarda lotterò sempre per la libertà e l'uguaglianza, contro ogni violenza e guerra, anche quella apparentemente stupida fatta da eserciti di "segnalatrici e segnalatori nostrani" ben pagati anche da gruppi internazionali di malfattori che ci guadagnano ad usare tutte le armi possibili, anche quelle informatiche.

Come detto tante volte, scherzando seriamente... zitta ci starò da morta. Grazie anche a chi vorrà condividere, come Agoravox Italia, questa mia denuncia.

Doriana Goracci

n.b. scriveva anni fa per me un'amica FB quanto segue e mi sembra sempre attuale e importante:

"...Come già ho avuto modo di scrivere, è impensabile che Facebook abbia sul proprio libro paga eserciti di precari incaricati di controllare i comportamenti e i contenuti introdotti dagli iscritti - perciò deve esservi un programma che espleta tale compito secondo criteri statistici, appunto, contando, analizzando e comparando parole chiave o chissà cosa - e tuttavia, se così fosse, ogni gruppo e profilo delirante o violento (omofobo, razzista, sessita, misogino, ecc.) dovrebbe sparire, invece ciò non accade. Ergo, da qualche parte, qualcuno, fa selezione, decide chi và e chi resta - oppure quel programma è studiato per fare questo tipo di scelte. Diversamente, tanta ingiusta arbitrarietà a senso unico non sarebbe possibile.Un altro automatismo che espone al rischio di essere bannati è la funzione “Segnala” (questa pagina, questa persona, questa foto, ecc). Facebook trabocca di aspiranti delatori, millantatori e psicopatici compulsivi che sfogano le proprie frustrazioni facendo segnalazioni, molestando, inventando Account di persone o gruppi inesistenti, rubando e clonando identità. Impossibile difendersi, impossibile prevenirli. Chiunque, per capriccio o altri insondabili motivi, può accanirsi contro qualcuno prendendone d’assalto il profilo con l’intento di far più danni possibile. In mancanza di altre definizioni potremmo chiamarlo “vandalismo tecnocratico”. Quindi, dato per vero (ma è lecito dubitarne) che non ci siano persone in carne ed ossa incaricate di esaminare quello che avviene e circola su Facebook, la funzione “Segnala” (cliccata a ripetizione da soli o in compagnia) finisce per essere un’accetta in mano ai deficienti che lo popolano. E le teste rotolano - più o meno a casaccio, senza che vi sia alcuna verifica né, pare, possibilità di riabilitazioni - con grave danno (emotivo e, in taluni casi, persino economico) delle vittime."

Cinzia Ricci

 


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