Facebook: "Un covo di assassini". Si scatena la polemica sul gruppo "Uccidiamo Berlusconi"

par morias
giovedì 22 ottobre 2009

Si moltiplicano le proteste del mondo politico, questa volta davvero bipartizan, contro il gruppo nato su Facebook "Uccidiamo Berlusconi" che cresce di ora in ora grazie all’attenzione mediatica creata dal Guardasigilli Alfano a cui si associa il ministro dell’interno Maroni.

La Procura di Roma apre un’indagine per minacce gravi, apologia di reato, ovvero istigazione a commettere reati, e non si esclude una rogatoria internazionale (dato che la sede del social network più famoso del mondo ha sede in California) per chiedere l’oscuramento del gruppo "senza perdere i dati" in esso contenuti.

Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano si aspetta che "la magistratura faccia il proprio dovere indagando tutti quanti quelli che inneggiano all’odio".

Arriva subito a stretto giro la richiesta del ministro dell’Interno Roberto Maroni di "indagare tutti quelli che hanno partecipato al gruppo".

La solidarietà all’azione della Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo, arriva anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini che mette in guardia da un pericoloso ritorno agli anni ’70, associandosi alla preoccupazione di Maroni <<dalle parole si può passare ai fatti>>.

Frattini è preoccupato dal ritorno ad "un decennio di violenze e di delitti iniziati proprio con la violenza delle parole, trasformatasi poi tragicamente in violenza delle armi".

Questa volta sono proprio tutti d’accordo nel ridimensionare la libertà di espressione sul web - Anche il Partito Democratico si lamenta degli oltre 180 gruppi nati su Facebook contro lo stesso segretario Dario Franceschini.

Siamo in presenza di una "falsa notizia" creata artificiosamente dalla stessa becera classe politica dirigente, e riportata scrupolosamente dalla stampa, che insegue falsi pericoli e illusorie minacce nei confronti del Presidente del Consiglio. 

Ci si lamenta dell’uso delle parole e del rischio che ne possa derivare un danno all’incolumità del "potere", quando poi a ben vedere sono le stesse parole della politica, e purtroppo anche degli alti vertici istituzionali, a creare caos e smarrimento.


Tutti abbiamo ancora nella mente le parole del premier subito dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale sulla legge Alfano, ovvero dell’attacco frontale partito da palazzo Chigi nei confronti del Presidente della Repubblica, delle "toghe rosse" milanesi e dei giornalisti "farabutti".

Maroni chiede di indagare tutti i partecipanti al gruppo "Uccidiamo Berlusconi", certo si tratta di avviare indagini su più di 17 mila utenti e molto probabilmente si potrebbe scoprire che si tratta di ragazze e ragazzi che stanno preparando un attacco rivoluzionario fatto di sberleffi e insulti nei confronti di coloro che dovrebbero guidarli assumendosi le responsabilità politiche del loro operato.

Non siamo poi così stupidi, siamo invece consapevoli che questa classe politica crea un caso mediatico ad arte per distogliere l’attenzione da altre problematiche che investono direttamente la nostra quotidianità.

L’operato del governo ci è chiaro da tempo, creare faziosamente un falso caso per poi assumere dei provvedimenti ad hoc per limitare la libera espressione del pensiero.

Il messaggio che tenta di inviare è l’evocazione di un pericolo per contrastare il più possibile quanti si oppongono alla dittatura del "pensiero unico".

Certo la forma e le espressioni usate dal social network sono riprovevoli quando si utilizzano termini insultanti nei confronti di qualsiasi persona, ma nessuno può pensare sul serio che qualcuno abbia in mente di uccidere il Presidente del Consiglio annunciandolo su Facebook.

Forse è per questo che non si sà per dove siano partiti Putin e Berlusconi (in visita in Russia) subito dopo l’atterraggio dell’aereo del premier, forse Berlusconi teme che qualcuno di quei 17 mila utenti lo abbia seguito per ucciderlo, forse le paronoie e le allucinazioni del "potere guasto" stanno emergendo in tutta la loro sconvolgente gravità.

La magistratura dovrebbe invece occuparsi di coloro che davvero hanno ucciso attraverso il loro doloso comportamento che ha causato vittime innocenti all’Aquila a Messina o a Viareggio.


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