FIAT: la resa dei conti

par Camillo Pignata
mercoledì 19 settembre 2012

E’ ora di chiedere conto di alcune posizioni politiche che hanno lacerato la sinistra e il sindacato. E’ ora che Renzi, Fassino, Gentiloni, Bonanni, Angeletti, spieghino le ragioni che li hanno indotti a sostenere l’amministratore della Fiat, nella politica di divisione degli operai, di riduzione dei loro diritti, di aggressione e isolamento della Fiom. Si deve fare chiarezza ,e ognuno si deve assumere le sue responsabilità. Nessun equivoco deve imbrattare la sofferenza, la disperazione inflitta da Marchionne e dai suoi complici agli operai. Non possono cavarsela tutti a buon mercato, devono metterci la faccia, e dirci se la pensano come allora oppure hanno cambiato idea.

Certo è che non si può far finta di niente, e continuare nella indecisione, nei tentennamenti, nei balbettii, nelle posizioni non chiare. Quando la Fiom da sola lottava in difesa dei lavoratori, in quei momenti il Pd era impegnato a conciliare l’inconciliabile, le ragioni della Fiat e le ragioni degli operai. Molti suoi esponenti di spicco erano decisamente per la Fiat, e contro la FIOM. Tra questi Renzi che rimproverava il partito di tentennare, e di non sostenere apertamente Marchionne. La sua non era una posizione solitaria, molti nel PD tifavano per Marchionne.

E sulla scia di Renzi, Gentiloni, in una trasmissione pubblica, dichiarava che tra Marchionne e la Camusso, sceglieva Marchionne. Fassino sosteneva l’accordo, disse che l’avrebbe firmato. E poi Veltroni, Letta ed altri. L’elenco è lungo purtroppo .

Sul fronte sindacale Bonanni firmava l’accordo, e spaccava il sindacato. Fiducioso degli impegni Fiat, riteneva che essi avrebbero dato lavoro per venti anni. Sulla stessa posizione si attestava Angeletti, la stessa Camusso era tiepida verso le posizioni di Landini.

Da che cosa derivava la fiducia di questa gente negli impegni Fiat, a fronte di tanti dubbi da più parte avanzati, anche su questo giornale?

L’azienda non era credibile, e ciò è stato detto e ripetuto in tv, su internet e su questo giornale, come su altri. Negli articoli ”Il bluff di Pomigliano“ e poi ”Pomigliano: non ne vale la pena", "La Fiat è della Chrysler: grazie governo grazie!” a mia firma, e quivi pubblicati nel 2010, si era ragionato sulle reali intenzioni dell’azienda torinese. Ma non c’è più sordo di chi non vuole sentire. Non ci voleva molto per capire l’inconsistenza del progetto fabbrica Italia. Con una recessione in atto ed un eccesso di capacità produttiva, era impossibile per la Fiat di produrre in Italia.

Era peraltro evidente la volontà dell’azienda di lasciare l’Italia e di andare in Usa. L’accordo con la Chrysler aveva spostato a Detroit il centro decisionale, l’innovazione, la ricerca. Ma tanta era la fiducia di buona parte della classe dirigente politica e sindacale in Marchionne. Una fiducia che ha indotto i sindacati a firmare e sostenere un contratto capestro per i lavoratori, i politici a spaccare un partito. Una fiducia cieca, sorda, ostinata, che non è venuta mai meno, neppure quando la Fiat si è rifiutata di esibire i piani industriali.

Forse molti di quelli che appoggiavano Marchionne erano in buona fede, pensavano di fare gli interessi degli operai. Ma oggi che la realtà dei fatti ha dissipato ogni dubbio e ogni equivoco, sulla veridicità degli impegni Fiat, ed ha dato ragione alla Fiom: è doveroso da parte di tutti fare un esame di coscienza, e dire la verità. A partire dal riconoscimento degli errori commessi.

Ma ciò significa pretendere troppo. Non hanno cambiato idea questi signori. Con la dovute cautele, con frasi intrise di diplomazia, tutti, e dico tutti, hanno ribadito le proprie posizioni.

Certamente ciascuno ha diritto di sostenere le proprie idee, e quindi anche le ragioni di Marchionne, la giustezza di una resa incondizionata ad un diktat, che tutto chiedeva senza nulla dare, che frantumava il senso e il valore dell’accordo e della trattativa, e buttava al macero l’unità sindacale e i diritti fondamentali dei lavoratori.

Ma caro Renzi, caro Gentiloni,caro Fassino… se queste sono le vostre idee, abbiate almeno il pudore di stare lontano da tutto ciò che è sinistra, perché tra Marchionne e la sinistra esiste solo il conflitto, e voi state con Marchionne. E allora il vostro posto è con Casini, Berlusconi, Larussa e non tra i compagni, è con i padroni e non con gli operai.

 


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