Exodus. Dov’è la sinistra?

par Camillo Pignata
venerdì 7 gennaio 2011

Il sogno di un partito di centro sinistra, si è infranto sugli scogli della realtà delle scelte politiche.

Le manifestazioni degli studenti,dei precari, l’accordo di Mirafiori, le pressioni di Bertone per un’alleanza del terzo polo con il PDL, hanno sollevato il tappeto e portato alla luce tutti quegli equivoci dietro ai quali si è nascosto il fallimento di un esperimento: la fusione DS/Margherita.

Una fusione in cui la sinistra non ha saputo guardare al passato, rivendicare la propria storia, e quindi il coraggio dell’autocritica di Berlinguer, il valore del contributo alla democrazia, dalle lotte partigiane, alla lotta al terrorismo, alla redazione della Costituzione, al progresso della classe operaia e della cultura del nostro Paese, con la promozione del femminismo, del rispetto dell’ambiente.

Una fusione infarcita di equivoci sulla posizione centrale degli immigrati, dei precari, degli operai, degli studenti nell’agenda politica del partito e sulla laicità.

In un primo momento si è cercato di sfuggire ai problemi, di mettere la polvere sotto il tappeto.

Di fronte a semplici domande:

Siete favorevoli o contrari all’interferenza Vaticana nella politica italiana?

Siete favorevoli o contrari al modello Marchionne di relazioni industriali?

si è scelto di non scegliere. 

Si è scelto il silenzio per la sua presunta neutralità. Ma il silenzio non è mai neutrale. Esprime sempre un giudizio e certe volte si traduce in complicità.

Quando si tace sulla interferenza vaticana nella politica italiana si è complice di chi interferisce.

Quando si tace sull’attacco ai diritti dei lavoratori, si è complice di chi ha sferrato l’attacco. E che partito è quello che non sceglie, e va avanti tra ipocrisia e complicità.

Ma la realtà ha sempre il sopravvento sull’ipocrisia.

E così su Mirafiori Fassino e D’Alema e Marino non hanno potuto più tacere, troppo importante era la posta in gioco: il futuro delle relazioni industriali, della democrazia nelle fabbriche e nel Paese. Perché di questo si tratta. Questi sono i problemi imposti dall’accordo di Mirafiori.

E gli sciagurati hanno detto sì all’accordo, buttando alle ortiche la loro storia, il loro presente il loro futuro.

Ma altri sì sono stati pronunciati, sommessamente, pacatamente, ma sono stati pronunciati, al punto di chiedersi, ma che cosa ha di sinistra un partito che:

approva un accordo basato sul ricatto, che caccia fuori dalla fabbrica un sindacato, calpesta lo statuto dei lavoratori, ritiene legittimo un referendum su diritti indisponibili, distrugge cinquanta anni di lotte operaie ancora grondanti di sangue;

rinuncia a fare ostruzionismo mentre viene approvata la legge Gelmini che distrugge il futuro dei nostri figli;

dialoga tranquillamente con razzisti e secessionisti;

diventa complice della maggioranza nella concessione dell’immunità a probabili mafiosi e camorristi;

non si indigna con chi adotta come pratica abituale il disprezzo del Parlamento, l’offesa alla magistratura, l’interferenza dell’esecutivo nella sua autonomia.

E' questa la vera natura del PD, un partito centrista collocabile nel terzo polo con Casini e Rutelli ,e comunque non di sinistra.

E’ esagerato sostenere una siffatta tesi? Allora provate ad elencare le differenze tra PD ed UDC.

Non ne troverete molte.

E se così stanno le cose,allora è il momento, cari compagni, di ritrovare la nostra storia, la nostra identità, il nostro futuro.

Se il PD lascia la sinistra, la sinistra lascia il PD. 


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