Europa: il vecchio incontinente

par giorgio schumann
martedì 4 giugno 2013

Cambiare le regole del gioco durante la partita non è mai stato un bel gesto, lo sanno gli esodati e chi aveva programmato di andare in pensione e ha visto i progetti di vita, suoi e della sua famiglia, radicalmente stravolti. L'Asia avanza, lo sappiamo, senza le tutele che i nostri lavoratori hanno conquistato dopo anni di lotte e a cui ora dovremmo rinunciare in nome di un'Europa che non si sa bene ancora che cosa sia. Per competere sui mercati esteri dovremmo diventare più poveri, così dicono.

Ma allora tutti dovrebbero farlo, proprio tutti, anche quelli che fanno la cresta da anni con i soldi nostri, ma anche quelli che avevano un ricarico d'impresa del 15% negli anni '70, diventato del 100-200% in meno di vent'anni; chissà perché. Come mai il ricavo di molte aziende è aumentato a dismisura, mentre gli stipendi sono rimasti al passo? E come mai anche a molti imprenditori sembra non rimanga un gran che? La fiscalità è comunque cresciuta in una ragione minore di quella degli utili: e allora? Dov'è andato il denaro e dove va? Ma soprattutto a chi è andato se non si è dissolto?

Nel bene e nel male questa Europa ci mette di fronte alla nostra inadeguatezza come Paese, senza dirci come individuare e risolvere i nostri problemi, ma pare che questo sia un segreto di Pulcinella.


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