Essere o non essere? Capitalismo o socialismo? L’importante è vivere

par ARMANDO CAPPELLO
sabato 12 luglio 2014

Nell’epoca che stiamo vivendo, piena di ansietá politiche e instabilità economiche, sta nuovamente emergendo la teorizzazione della morte del Capitalismo.

I teorici di questa ipotesi da sempre hanno sviluppato concetti partendo da situazioni statiche e prospettandole in funzioni dinamiche, ossia da un punto fermo, che è l’epoca nella quale vivono, per elaborare tesi applicabili in un futuro prossimo o remoto.

Il requiem del Capitalismo è stato invocato molte volte e varie persone, in tempi diversi, hanno cercato di teorizzare e di realizzare societá senza questa componente socio-culturale.

I principali furono:

· Karl Marx, che nel 1848 teorizzó la nascita di un nuovo sistema politico-economico, sostitutivo del capitalismo, elaborato nel libro “Il Capitale”;

· Vladimir Il'iÄ Ul'janov, detto Lenin, che attraverso la rivoluzione bolscevica del 1917 iniziò l’esperienza di un sistema di vita comunista in Russia;

· Mao Tse Tung, che nel 1949 iniziò l’esperienza maoista cinese;

· Fidel Castro, che ancora é emblema dell’esperienza cubana iniziata nel 1959.

Ho lasciato da parte i tentativi perpetrati dopo la 2ª Guerra Mondiale nelle aree asiatiche ed europee: penso che furono piú strumentalizzazioni che scelte popolari; come anche non prendo in considerazione il nuovo populismo dell’America Latina o il credo fondamentalista Mussulmano: non si basano su applicazioni ideologiche o su elaborazioni di dottrine alternative, ma solamente in “confronto-scontro permanente” contro i maggiori Paesi rappresentanti del sistema capitalistico: mi sembra la riedizione contemporanea dell’antico “Scipione il Temporeggiatore”: sembra una boutade.

Per primo dobbiamo dar credito alla elevata capacitá di trasformazione e di adattamento del capitalismo (inteso come sistema politico-economico) rispetto al mondo che lo circonda: la volontá di accumulare, beni mobili o immobili, fa parte della societá dell’uomo che, fin dalla nascita, é piú propenso a possedere le cose rispetto che a concederle. Per questo dobbiamo intendere che il capitalismo fa parte di noi stessi (inteso come comunità unama) e entra in crisi per segnalare alle Nazioni (che formano la comunitá mondiale) quando stanno agindo in modo errato. É come il nostro corpo quando passiamo per una intossicazione: i nostri equilibri funzionali mostrano segnali di alterazione rispetto a situazioni di fisico sano.

 Quali sono i fondamentali del capitalismo? La direzione del capitalismo é: - accumulare energie (l’utile); - respirare (i soldi); - pompare sangue (il credito, ossia la fiducia).

E noi dove ci troviamo in questo momento? In brevissima sintesi:

1. Abbiamo sfuocato l’obbiettivo dell'accumulazione, cercando di incrementare l’utile attraveso la speculazione (intossicazione per debito);

2. Abbiamo dovuto ridurre il flusso di denaro per controllare la deflagrazione di una sicura inflazione devastante (minore capacitá respiratoria = minore ossigenazione del sangue);

3. É diminuita drasticamente la fiducia tra le parti e nel futuro (rischio di arresto cardiaco).

Se torniamo indietro nel tempo possiamo vedere come il capitalismo é cambiato in conformitá alle mutazioni socio-economiche degli esseri umani: in un capitalismo selvaggio furono introdotte norme e, procedendo, si é passati da un capitalismo regolamentato per arrivare all’attuale capitalismo semi-democratico, in crisi. Volendo o meno, tutti dobbiamo accettare la prossima trasfomazione che spinge verso un capitalismo con regime democratico, dove la partecipazione alla accumulazione deve essere redistribuita e aperta al maggior numero di entitá e dove deve essere riconosciuto, come capitale, anche l’intelletto umano.

É arrivata l’ora che vengano aperte le porte delle “Stanze dei Bottoni” delle organizzazioni mondiali, diventando questo comando piú accessibile che oligopolista, come é attualmente. E smettere di confrontare il socialismo con il capitalismo, che non sono antagonisti. Sono movimenti socio-culturali che possono convergere verso uno stesso punto, abbracciando cosí un arco maggiore e comune.

Il Capitalismo non morirá mai, ma si trasformerà adeguandosi allo sviluppo dell’umanità attraverso l’aggiornamento sociale.

Anni che furono, nelle scuole italiane e intorno ai 13 anni di etá, esisteva l’obbligo della Narrativa che consisteva nel leggere-analizzare-riassumere un unico libro da parte di tutti gli alunni di tale classe: “Il Gattopardo”di Giuseppe Tommasi di Lampedusa, libro nel quale l’autore narrava accadimenti siciliani della sua antica famiglia nobiliare intorno alla metá del 1800. Questo libro rimarrá immortale nei tempi perché l'idea che lo percorre rispecchia quella della vita e si puó riassumere in “niente cambia, ma tutto di trasforma”.

Per comprendere il Capitalismo si deve:

a. Intendere e accettare il trasformarsi dell’intelletto umano, che é la capacitá degli uomini di adattarsi a qualsiasi tipo di situazione;

b. Credere nella sociabilitá umana, che é la capacitá degli uomini di arricchirsi attraverso lo scambio di idee.

Questa è la base del Capitalismo, che è anche dare credito al prossimo sapendo adeguare la reciproca fiducia a qualsiasi tipo di stato socio-politico-economico.

 


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