Essere o apparire, quando l’informazione diventa faziosa

par Antonio Citera
mercoledì 24 ottobre 2018

Fare informazione implica una buona dose di "serietà" di imparzialità, il fine di un buon giornalista dovrebbe essere quello di divulgare, in modo autentico, le notizie a sua disposizone. Spesso però l' informazione viene pilotata su un unico binario, un complotto ben pagato che si erge a portavoce di una propaganda politica falsa e lesiva per gli equilibri di una comunità. 

Il giornalismo appunto, una di quelle professioni che hanno tanta influenza sulla società, "è proprio la penna del cronista a scrivere la prima bozza della storia”. Una riflessione che dovrebbe farci consapevoli dell' importanza che essa ha nel contesto quotidiano. Un buon giornalista dovrebbe amare la verità, vivere con professionalità, e rispettare la dignità umana. Proprio su quest' ultimo aspetto i giornalisti dovrebbero porsi delle domande sulla qualità della loro relazione con la realtà, con i fatti, con la storia, con le notizie…

Con quali occhi si guarda? Si hanno orecchie abbastanza allenate per ascoltare? Dall’altra parte c’è il pubblico, fatto di lettori o spettatori con i quali una relazione di fiducia è fondamentale. Bisogna essere credibili per essere creduti. E se “non è sempre facile arrivare alla verità”, tanto più oggi che la fabbrica delle notizie non conosce sosta e l’informazione è ininterrotta per 24 su 24, tendere ad avvicinarsi alla verità con onestà è un dovere imprescindibile per giornalisti chiamati sempre di più a “discernere tra le sfumature di grigio degli avvenimenti che si è chiamati a raccontare”.

Non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici”, dovrebbe essere la vera identità di un giornalista ma in tanti casi non lo è, e questo è purtroppo un vulnus anche per la nostra democrazia. Costruire la cittadinanza e servire la democrazia nel rispetto della dignità umana fa parte delle urgenze, oggi, per la nostra società . I giornalisti hanno tra le mani gli strumenti potenti della voce e della parola, che possono ferire o uccidere, o al contrario sanare e consolare. A volte lo sanno, e usano questi strumenti, nel bene o nel male, in maniera consapevole. A volte sembrano ignorarlo, e su questo bisognerebbe forse porsi delle domande. La vita di una persona ingiustamente diffamata “può essere distrutta per sempre”, e se la critica è non solo “legittima”, ma anche “necessaria, così come la denuncia del male”, il rispetto dell’altro, della sua vita, dei suoi affetti, non può essere un optional e neanche può essere regolamentato da un codice deontologico


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