Essere (al governo) o non essere (più)

par SerFiss
giovedì 19 aprile 2018

Il mandato esplorativo conferito da Mattarella alla Casellati sembra destinato sin d'ora all'insuccesso, viste le recenti dichiarazioni di Luigi Di Maio che ribadisce, per i prossimi incontri, il niet grillino ad un governo con Forza Italia. Quasi certamente la Casellati sfrutterà tutte le 48 ore concesse dal capo dello Stato per guadagnare tempo: l'ultima cosa che desidera il Quirinale.

Le manovre per la formazione di un possibile governo potrebbero passare, dal prossimo lunedì, alla verifica di un nuovo interlocutore, il PD, in probabile compagnia del M5S, vista l'opposizione di Matteo Salvini al Partito Democratico. Si aprirebbero scenari tutti da immaginare, con risvolti potenzialmente pericolosi per il nostro status democratico.

Maurizio Martina, attuale reggente della segreteria piddina, ha già fatto sapere che il partito si rende disponibile con tutti (quindi anche con il M5S) per un confronto programmatico su tre temi imprescindibili: povertà, famiglia, lavoro. Non è tardata la risposta del Movimento, che ha definito "utile" la proposta. Sin qui tutto bene, molti potrebbero affermare, salvo ricordarsi poi di molte, troppe situazioni vissute negli ultimi cinque anni e che hanno visto il M5S cambiare repentinamente posizione rispetto a precedenti dichiarazioni. Quale unico ma sostanziale esempio si può ricordare il cambio in corsa del voto rispetto la legge sui Diritti Civili. Limitarsi ad affibbiare a questi comportamenti aggettivi quali "infantili", "incapaci" o "immaturi" rischia non solo di essere insufficiente ma addirittura complice di un processo destabilizzante. Ricordando la posizione iniziale del Movimento nel 2013 "governeremo solo quando saremo i soli a farlo", potrebbe diventare chiaro perché questi ripensamenti in corso d'opera: lasciare aperta ogni ipotesi interpretativa all'elettorato, per catturare il più ampio consenso possibile. In quest'ottica e ricordando la straordinaria efficacia comunicativa del Movimento, ogni apparentamento con il M5S può trasformarsi rapidamente in un arma a doppio taglio: è merito de M5S se buono, è colpa del partner se cattivo. Da non trascurare inoltre il principio di incostituzionalità, che pone una pesante spada di Damocle su ogni eletto M5S (tutti) che abbia sottoscritto con la Casaleggio ed Associati il contratto che multa pesantemente il parlamentare che non rispetti le direttive di voto decise dai vertici. Questo contratto è chiaramente in contrasto con la Costituzione che, all'Articolo 67, impone la libertà di mandato. Ultimo, ma non ultimo, la difficoltà politica dei vertici del PD (anche alla luce del posticipo dell'Assemblea Nazionale) e la difficolta di buona parte del suo elettorato ad accettare un incarico di governo con il M5S.

Insomma, tanto da perdere e poco da guadagnare, sembra. Ma non solo per il PD. Forse, per il paese. Henry Ford, riferendosi alla monocromia di produzione del suo modello più venduto, diceva: "Gli americani possono scegliere la loro Ford T del colore che preferiscono, basta che sia il nero". Ci piace pensare che l'elettore italiano possa, anche in futuro, avere una scelta più ampia.


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