Espulsi a Cinquestelle: decide il Capotribù

par Fabio Della Pergola
lunedì 3 marzo 2014

Non è facile capire cosa fanno i Cinquestelle.

Fra urla e pianti, denunce e rimbrotti ogni tanto qualcuno se ne va sbattendo la porta o espulso. E le motivazioni, per chi da fuori segue un po’ svogliatamente le questioni interne del M5S, appaiono sempre riconducibili ad un sostanziale reato di lesa maestà nei confronti del duopolio al potere (quello vero) del Movimento.

Oppure perché "ci rubavano la scena" come dice un'inviperita "ortodossa" evidentemente inconsapevole della comicità della sua affermazione: se c'è uno che ruba la scena a chiunque altro in Italia pare proprio essere Grillo, casomai.

Nel caso dell’ultima tornata di reietti allontanati bruscamente sembra condivisibile la lucida analisi di Leonardo Tondelli sull’Unità (prima o poi anche lui sarà messo alla gogna sul blog di Grillo), ma soprattutto l’interessante breve inchiesta de il Fatto Quotidiano che smentisce la dichiarazione dei caporioni a Cinquestelle circa i quattro espulsi recentemente: “Erano stati sfiduciati dai meet up di base”.

Ebbene, almeno nel caso dei due esponenti siciliani, oggi si scopre che era una bufala. Un imbroglio, una farsa, una presa per i fondelli.

La base palermitana del Movimento - che ha 110 iscritti - aveva effettivamente prodotto un comunicato di sfiducia verso Campanella e Bocchino, firmato però da soli 12 membri; a cui ha fatto seguito un controcomunicato che lo contraddiceva firmato questa volta da 45 iscritti.

La questione appare chiara: l’espulsione dei parlamentari è legittima secondo la prassi condivisa del Movimento - in quanto sancita dall’Assemblea degli eletti e confermata dalla rete (ma la questione della veridicità dei webvoti farebbe però sbellicare dalle risate chiunque non fosse un credulone come i grillini doc) - ma l’illegittimità sta a monte: gli espulsi non avrebbero dovuto essere sottoposti a “processo” semplicemente perché la loro base territoriale non li aveva sfiduciati affatto.

Secondo la grillesca logica della democrazia di base, ricordiamocelo ogni tanto (se riusciamo a smettere di ridere ogni volta), “uno vale uno” e i “cittadini” sono gli unici ad avere diritto decisionale. Ne consegue che il meet up palermitano con il suo controcomunicato che smentiva i rottamatori, aveva deciso per la non processabilità dei quattro (o almeno dei siciliani). Perché la maggioranza dovrebbe vincere, di solito.

Ma in “alto loco” si era deciso altrimenti (probabilmente da tempo). E quando in “alto loco” si decide altrimenti la voce dei cittadini va a farsi benedire e il bla-bla sulla democrazia di base evapora come la foschia mattutina in una giornata di primavera.

Non solo uno non vale affatto uno, ma nemmeno 45 valgono quanto quello che ha deciso l'Uno. L’Unto dalla Rete. Di cui conosciamo solo quello che l’Uno ci racconta.

Neanche fra i boscimani il capotribù aveva ed ha tanto potere. E nemmeno fra i boscimani - con tutto il rispetto - il popolo è così credulone.

 

Foto: Luca/Flickr

 

 


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