Esperimento di buonismo in vista delle politiche: cercare i lati positivi dei contendenti

par enzo sanna
lunedì 28 gennaio 2013

Più la data delle elezioni si avvicina, più il dibattito elettorale s’incattivisce e più ancora i supporters delle diverse parti in gioco producono fumo per confondere la vista e gli altri sensi dello sventurato elettore col fine di celare la (scarsa?) capacità delle varie forze politiche di disquisire su argomenti concreti, facendo in modo che alla platea arrivino possibilmente solo slogan; agenzie specializzate nel campo pubblicitario incrementano in questo periodo il proprio portafoglio ordini svolgendo ricerche di “mercato” commissionate dai partiti, non dissimili da quelle per la mozzarella o i tarallucci, consigliando e indirizzando le campagne elettorali dei committenti i quali impartiranno di conseguenza gli input alle proprie truppe.

Tra i supporters, i più attivi e cattivi sembrano essere i grillini i quali non ne lasciano passare una su qualsiasi social-network, forse su suggerimento di papà Grillo, convinto che le elezioni si vincano on-line. Proseguiamo, dunque, con la panoramica buonista dei soggetti in campo, sforzandoci di trovare il positivo di ognuno.

Iniziamo con la new entry Antonio Ingroia e il suo movimento Rivoluzione civile. L’uomo ha una faccia e un vissuto presentabili, inoltre è riuscito a coinvolgere in un unico progetto la folta, in simboli, scarsa in voti, platea di movimenti e partitelli di sinistra e non solo. Altro merito da non sottovalutare, l’aver costretto il PD a fare qualche passo verso sinistra.
 
Veniamo al PD. Cosa dire, se non che su questo partito si riversano le speranze della maggioranza relativa degli elettori, speranzosi in qualcosa di diverso e più equo rispetto al passato. Allo stato attuale è l’unica formazione politica a poter garantire la tanto agognata governabilità e attraverso questa, perché no, qualche tentativo d’uscita dalla crisi.
 
Monti? È riuscito a fare al centro, ma solo a metà, quanto realizzato da Ingroia a sinistra. Nonostante il mezzo fallimento del suo progetto politico, riesce a gasarsi e inizia ad aggredire, ma con aplomb, tutti gli avversari, dimostrando una incredibile capacità di eludere, e se è il caso negare, ogni sua pecca e magagna, per quanto oggettivamente dimostrabile.
 
Altra new entry, questo tale Oscar Giannino del quale va assolutamente apprezzato il coraggio di presentarsi con quella faccia degna di una maschera da commedia dell’arte, tale da ispirare buonumore e, forse, anche ilarità, senza neppure ascoltarne il programma politico. E siccome ridere fa bene alla salute, diamogli il benvenuto, sperando di non dover piangere dopo.
 
Entrati, così, nell’area dei comici, eccoci al comico per eccellenza Beppe Grillo. L’innegabile merito di costui sta nell’aver smosso le acque nello stagno pieno di guano della politica italiana. Bisogna anche riconoscergli una professionalità non comune nel tentare di dar da bere alla gente che lui gli schizzi di guano li ha evitati.
 
È il momento del PDL. Questo partito ha il merito di… il merito di… il merito di… Boh! Si finga, per voler esagerare in buonismo, che qualche merito lo abbia perfino il PDL, fosse anche una nuova barzelletta del cavaliere.
 
Esperimento riuscito? Ma va’! A scrivere certe cose prudono i polpastrelli. Si può dire qualcosa di buonista riferito a un Monti e a un Grillo uniti, guarda caso, nel demonizzare i sindacati dei lavoratori, in particolare la CGIL, unica organizzazione ad aver messo sul tavolo un programma concreto e realizzabile ai fini dello sviluppo economico e dell’incremento dell’occupazione, soprattutto quella stabile e duratura? E che dire sempre di questi due, inviatici dalla Provvidenza (verrebbe da chiedersi il perché questa benedetta Provvidenza non si faccia i fatti suoi, almeno qualche volta) pronti a bacchettare, seppur con diverso approccio, chiunque non stia dalla loro parte, insofferenti come non mai alle critiche rivolte nei loro confronti.

Guai a voler ricordare a Grillo la propria arrabbiatura in occasione della pubblicazione delle denunce dei redditi. Rendere di pubblico dominio la misura dei ricavi, ammontanti a diversi milioni di Euro l’anno, derivanti dall’attività politica svolta tramite il suo sito, lo rese a suo tempo furente. Sarà questa una delle ragioni per le quali non si fa eleggere in Parlamento, in modo da non essere costretto a rendere pubblico annualmente il proprio reddito e il sistema attraverso cui lo ottiene? Eppure dovrebbe essere tutto legale.

Mai ricordare a Monti i suoi trascorsi e le attuali appartenenze a certe consorterie, nonché l’infinita sfilza di scelte dagli esiti a dir poco discutibili, oppure la candidatura nelle sue liste di un noto personaggio, sino a ieri ai vertici della banca MPS, corresponsabile in prima persona del disastro in questione. Questo non gli impedisce di attaccare sull’argomento il Partito Democratico con toni virulenti, ma sempre con aplomb. Qualora qualcuno provi a inserire un post con tali contenuti, o roba similare, sui rispettivi siti e profili Facebook o Twitter dei nostri due eroi in questione, si ritroverà immediatamente cancellato (leggi censurato). Che dire, poi, di Berlusconi il quale, mostrando imperterrito la sua notoria faccia di bronzo, ora ossidata all’inverosimile, ripropone agli italiani la farsa del “contratto”, dimostrando di aver perso perfino la fantasia che, per sua scalogna, non è trapiantabile al pari dei peli sul cranio. Poveretto, com’è invecchiato. La sparata, in occasione della Giornata della Memoria, circa i meriti del Duce, poi…
 
È incredibile quanto ancora prudano i polpastrelli, impazienti di mettere nero su bianco una ulteriore, infinita sfilza di nefandezze e miserie dello zoo politico. Lo spazio non lo consente. Pazienza. Prendiamo atto del fallimento dell’esperimento buonista, e così sia. Meglio una sana dose di cattiveria, almeno sinché ci sarà consentito.
 
P.S. per i cultori della lingua: uso volutamente il plurale nei termini inglesi, quando necessita e non in tutti i casi, nonostante ciò sia avversato dai “puristi”.
 

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