Esperienze pre-morte: un trip, ma non un viag­gio nel­l’al­di­là

par UAAR - A ragion veduta
venerdì 23 agosto 2013

Tan­te re­li­gio­ni at­te­sta­no l’e­si­sten­za di mi­ra­co­li, ma nes­su­na di esse – a quan­to ci con­sta – basa la pro­pria fede su di essi. Al­me­no uf­fi­cial­men­te.

Per­ché poi l’u­so dei mi­ra­co­li per ac­cre­di­tar­si è as­so­lu­ta­men­te ge­ne­ra­liz­za­to, sia a fini eco­no­mi­ci, sia a fini di evan­ge­liz­za­zio­ne. L’av­ven­to del me­to­do scien­ti­fi­co, del pen­sie­ro cri­ti­co, del­l’u­so del­la ra­gio­ne su sca­la sem­pre più am­pia è an­da­to di pari pas­so con la ri­du­zio­ne del­le (pseu­do) spie­ga­zio­ni ba­sa­te sul so­vran­na­tu­ra­le. La mi­ra­co­li­sti­ca e i suoi se­gua­ci si sono per­tan­to pro­gres­si­va­men­te ri­fu­gia­ti in al­cu­ne ri­dot­te: una di que­ste, le espe­rien­ze di pre-mor­te, così dif­fi­ci­li da ana­liz­za­re. Al­me­no fino a qual­che gior­no fa.

Non è pro­ba­bil­men­te l’al­di­là, quel­la luce bian­ca che di­ver­si so­prav­vis­su­ti a un in­far­to di­co­no di aver vi­sto, una vol­ta “tor­na­ti” nel­l’al­di­qua. Lo smen­ti­sce uno stu­dio con­dot­to da ri­cer­ca­to­ri del­l’u­ni­ver­si­tà del Mi­chi­gan, i cui ri­sul­ta­ti sono sta­ti pub­bli­ca­ti sul­la pre­sti­gio­sa ri­vi­sta Pro­cee­dings of the Na­tio­nal Aca­de­my of Scien­ces.

Han­no ane­ste­tiz­za­to dei rat­ti e han­no in­dot­to loro un ar­re­sto car­dia­co. Al­tri rat­ti sono sta­ti in­ve­ce asfis­sia­ti. L’e­let­troen­ce­fa­lo­gram­ma av­via­to in pa­ral­le­lo ha ri­le­va­to che nei tren­ta se­con­di suc­ces­si­vi, an­che se il san­gue non flui­va più al cer­vel­lo, l’at­ti­vi­tà ce­re­bra­le era in­ten­sa. Anzi, l’or­ga­no ri­sul­ta­va ad­di­rit­tu­ra so­vraec­ci­ta­to. Come dire: in qual­che modo è un trip, ma non è cer­to un viag­gio nel­l’al­di­là.

Sol­tan­to po­chi gior­ni fa è pe­ral­tro ca­du­to in di­sgra­zia an­che il dot­tor Eben Ale­xan­der. Un neu­ro­chi­rur­go (quin­di, nel­l’im­ma­gi­na­rio col­let­ti­vo, “uno scien­zia­to”) che as­se­ri­sce di aver vis­su­to espe­rien­ze mi­sti­che du­ran­te al­cu­ni gior­ni di coma pro­vo­ca­to da una me­nin­gi­te, tan­to da po­ter so­ste­ne­re di aver avu­to le pro­ve che un’e­ter­ni­tà di eter­no splen­do­re at­ten­de gli es­se­ri uma­ni dopo la loro mor­te.

Il suo li­bro, Mi­lio­ni di far­fal­le, (Proof of Hea­ven, “Pro­va del pa­ra­di­so” nel­l’o­ri­gi­na­le in­gle­se), pub­bli­ca­to nel­l’au­tun­no 2012 è di­ven­ta­to in fret­ta un bestsel­ler mon­dia­le, an­che gra­zie al­l’en­fa­si che gli han­no dato i mass me­dia. Cin­que mesi fa ne ab­bia­mo scrit­to an­che noi, dan­do con­to del­le re­pli­che ra­zio­na­li­sti­che che ave­va ri­ce­vu­to.

Ad apri­le si era ag­giun­to an­che Mi­chael Sher­mer, che sul Scien­ti­fic Ame­ri­can ha so­ste­nu­to che il li­bro era la “pro­va di un’al­lu­ci­na­zio­ne”, piut­to­sto che del pa­ra­di­so. Un’in­chie­sta del­la ri­vi­sta Esqui­re pub­bli­ca­ta que­sto mese ha in­ve­ce ri­ve­la­to che Ale­xan­der è sta­to so­spe­so o li­cen­zia­to da nu­me­ro­si ospe­da­li, ed è sta­to an­che og­get­to di nu­me­ro­se de­nun­ce – una del­le qua­li per aver al­te­ra­to i re­fer­ti per co­pri­re un er­ro­re me­di­co. Esi­sto­no inol­tre di­ver­se di­scre­pan­ze tra quan­to con­te­nu­te nel li­bro e sue pre­ce­den­ti te­sti­mo­nian­ze. Ale­xan­der si è li­mi­ta­to a re­pli­ca­re “di­fen­den­do ogni pa­ro­la” del suo vo­lu­me, ma la sua cre­di­bi­li­tà sem­bra or­mai de­ci­sa­men­te com­pro­mes­sa.

L’av­ve­ni­re del­l’il­lu­sio­ne del­l’al­di­là, per dir­la con Freud, sem­bra dun­que in­cer­to. Come per le al­tre il­lu­sio­ni del­lo stes­so tipo, be­nin­te­so.

Con buo­na pace di Ste­phen J. Gould, che ri­te­ne­va scien­za e re­li­gio­ne ma­gi­ste­ri non so­vrap­po­ni­bi­li, vi sono fe­no­me­ni che sono real­men­te so­vrap­po­ni­bi­li, e quin­di in­da­ga­bi­li. E dati alla mano, tut­ti i fe­no­me­ni re­li­gio­si che la scien­za ha po­tu­to in­da­ga­re han­no vi­sto ca­de­re le pre­te­se di so­vran­na­tu­ra­li­tà.

Ma non tra­ia­mo con­clu­sio­ni af­fret­ta­te, al­me­no noi: la fab­bri­ca del­le il­lu­sio­ni non ha an­co­ra chiu­so i bat­ten­ti, e non ha nes­su­na in­ten­zio­ne di far­lo.

 


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