Esiste una guerra giusta?

par alessandro tantussi
lunedì 11 ottobre 2010

Nonostante non esistano guerre giuste, non si può escludere che alcune di esse siano necessarie. La guerra di difesa, quasi certamente, fa parte di questa categoria.

Premesso che non sembrano esserci dubbi sul fatto che quella che si combatte in Afghanistan sia una guerra, la domanda che bisogna porsi è se la missione Italiana sia doverosa, non tanto perché richiesta dall’ONU e dagli impegni presi, ma nel merito o nel modo in cui essa è gestita.

Per quanto riguarda il merito: è opportuno chiarire che abbiamo inteso la nostra partecipazione come un coinvolgimento nell'ambito di una guerra di difesa. I talebani, sia pur senza aver sottoscritto una dichiarazione di guerra perché si tratta di un popolo e non di uno stato, hanno espressamente dichiarato e concretamente mosso guerra al mondo con l’intento non tanto di conquistarlo- perché ben difficilmente potrebbero- ma di destabiizzarlo con il terrore per motivi sostanzialmente religiosi.

Quindi si può parlare a ben ragione di una guerra di difesa, forse necessaria.

Un'altra questione è il metodo con il quale partecipiamo alla guerra. Nel perseguire la loro delirante “missione”, i talebani non sono soli, infatti, si alleano con interessi materiali ben poco legati alla professione di fede e vengono anche supportati da essi. Di fronte a tale comportamento di Al Qaeda e di altri compagni di merende, dobbiamo ancora specificare: sono essi uno sparuto gruppo di innocui illusi? La loro minaccia è concreta? Ed inoltre: il pericolo che rappresentano è destinato a ridursi nel tempo in modo autonomo? Le Twin Towerrs, gli attentati a Londra e Madrid e tutti gli altri atti “minori” di terrorismo confermano che, in quella parte del mondo c’è una polveriera pronta a proseguire, per l’eternità, nel supporto ideologico e tecnico al terrorismo, con effetti destinati a progredire nel tempo in un crescendo teso alla devastazione.

Nessuno sa se i talebani riusciranno nel loro obiettivo finale, ma di certo sappiamo che non si scoraggeranno, perseguendo il loro scopo fino alla morte. Come dimostrano i “martiri” disposti agli attentati suicidi, la loro forza non è nei mezzi di cui dispongono bensì nella loro determinazione.

E' bene, dunque, domandarsi se sia giusto il ricorso alla forza. Se si propende per il sì, non si deve farlo senza senza se e senza ma, anzi, bisogna porsi una serie di vincoli. Bisogna continuamente mettere in discussione la scelta fatta. Se però si ammette la legittimità del ricorso alla forza è solo un'illusione credere che il suo esercizio possa essere portato avanti con moderazione.

Non so se esista una guerra “giusta”, Di sicuro però ci sono guerre assurde che se non si combattono con la determinazione necessaria per vincere, diventano inutili spargimenti di sangue. 


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