Esami di riparazione: caos nelle scuole

par Federico Pignalberi
sabato 16 maggio 2009

La Gelmini prova a rimediare alla norma che Fioroni scrisse coi piedi. Peggiorandola. Mentre i soldi continuano a mancare mettendo a rischio i corsi di recupero.

C’era una volta il debito formativo. Inventati dal Ministro Francesco D’Onofrio nel 1995, i debiti permettevano agli studenti delle scuole superiori che alla fine dell’anno scolastico erano insufficienti in una o più materie, di recuperare le loro carenze nel corso dell’anno scolastico successivo ed eventualmente, se nel frattempo non avessero accumulato altri debiti, anche in quelli futuri. Questo sistema permetteva di evitare molte bocciature, ma al contempo molti studenti che venivano promossi con dei debiti non riuscivano a recuperare le loro insufficienze nell’anno scolastico successivo (il 42%), e si trascinavano questi debiti (le loro lacune) molto spesso fino all’esame di maturità. Quando, nel 2007, il Ministro Fioroni se ne accorse pensò che questo sistema non riuscisse a garantire in modo adeguato la preparazione degli studenti e decise di cambiarlo. Il 3 ottobre 2007 emanò un’ordinanza che obbliga gli studenti che alla fine dell’anno presentano delle insufficienze, e vogliono essere promossi, a recuperare durante l’estate: il loro scrutinio, a giugno, si sospende, viene congelato. Si aspetta che svolgano una verifica scritta oppure un’interrogazione (dipende dalla materia), dopodiché lo scrutinio riprende e il Consiglio di Classe decide, a seconda di come siano andate le prove, l’eventuale promozione o la bocciatura. Di contro, in favore degli studenti, la scuola, secondo l’ordinanza, deve disporre dei corsi di recupero non solo durante l’estate, ma anche dopo la prima metà dell’anno scolastico, in modo da evitare il più possibile che vi siano insufficienze alla fine dell’anno.

Immaginatevi le reazioni degli studenti, abituati, fino a quel momento, che le insufficienze, se erano poche, non facevano testo. Tanto per dare un’idea, ecco qualche titolo di giornale: “Abbasso gli esami a settembre” (La Stampa), “Gli studenti copiano Grillo: vaffa-day dedicato a Fioroni” (Il Giornale), “Il corteo dei bamboccioni” (Europa), “Noi non vogliamo riparare più niente” (La Stampa), “In migliaia contro esami di riparazione” (Corriere della Sera), “La marcia degli studenti” (La Stampa). Alcuni genitori inziarono a invocare il “sei politico”. I rappresentanti degli studenti facevano sapere di non <<riuscire la concepire>> la <<possibilità di passare l’estate sui libri e magari essere costretti a ripetere l’anno per delle lacune>>.  Centinaia di migliaia di studenti scesero in piazza al grido di <<Fioroni hai rotto i maroni>>, <<Fioroni hai un debito con noi>>, <<il fiore sboccia, Fioroni boccia>>, <<peggio della Moratti>> (non conoscevano ancora la Gelmini, vanno compresi) e, stupendo, <<così ci rovinano l’estate>>.

Ma, non riuscendo a trovare una ragione sensata per opporsi all’ordinanza, gli studenti preferirono l’argomento economico: non è giusto che gli studenti debbano studiare l’estate da privati a pagamento perché la scuola non ha i soldi per fare i corsi, così solo i più ricchi otterranno la promozione. Lo dicevano grazie all’appoggio dei giornali, che davano credito a questa versione (“Lezioni private, torna il business”, la Repubblica, 4 ottobre 2007). Ma erano in torto, perché l’anno scorso i soldi per i corsi c’erano: 12000 euro a scuola, per un totale di 421 milioni di euro. Soldi extra che stanziò il Ministero solo per gli interventi di recupero. Quello che gli studenti non si sono chiesti, invece, è: e quest’anno? Beh, al momento abbiamo solo una circolare del Ministero firmata dal Direttore generale del Dipartimento per l’Istruzione Mario Dutto. Risale al 2 febbraio 2009. Dice che le scuole, per gestire gli interventi di recupero, disporranno solamente di 55 milioni di euro, ma, si faccia attenzione, la circolare specifica che questi spiccioli sono <<in corso di trasferimento>> al Ministero dell’Istruzione <<da parte del Ministero dell’economia e finanze, che saranno quanto prima erogati alle singole istituzioni scolastiche>>. Ma quanto prima, di preciso? Al momento le scuole non hanno ancora visto un solo centesimo e non sono state informate di niente. Ma siamo già agli sgoccioli dell’anno scolastico e, verosimilmente, si dovranno arrangiare. Lo hanno già fatto quest’inverno, a metà anno. Invece di disporre i corsi di recupero per tutti gli studenti che ne avevano bisogno, alcune scuole hanno recapitato ai genitori una lettera che più o meno diceva: “la scuola non ha più un soldo, fra un mese faremo un esame di verifica ai vostri figli, ma i corsi pagateveli da soli”. Così, durante l’estate, gli studenti delle scuole più fortunate, più ricche, magari quelle che vengono amministrate meglio, che hanno un preside coscienzioso, eccetera… questi studenti avranno i loro corsi di recupero, pagati con i cosiddetti “fondi residui” della scuola (leggi “avanzi di fine stagione”). Gli studenti meno fortunati, che sono capitati, magari, in una scuola con meno soldi, o che magari i soldi li aveva, ma li ha dovuti spendere tutti perché stava per crollare un soffitto, questi studenti molto probabilmente si dovranno arrangiare.

Ma non è tutto. Le valanghe di proteste di genitori e studenti sembravano poche. Così, Fioroni pensò bene di scrivere l’ordinanza coi piedi. Nell’ordinanza, infatti, c’è scritto che i corsi, le verifiche e gli scrutini si devono svolgere entro e non oltre il 31 agosto. Ma c’è una norma nel testo unico della scuola (legge dello stato dal 1994) che dice: esami e scrutini si possono fare solo dal primo settembre al 30 di giugno. Pane per i denti delle associazioni dei consumatori, che annunciarono montagne di ricorsi contro le scuole. Per ovviare al problema molte scuole approfittarono dell’unica scappatoia dell’ordinanza che permette, nel caso vi siano <<particolari esigenze organizzative delle istituzioni scolastiche>> di chiedere una proroga al Ministero, che, ovviamente, va motivata. E allora le scuole più fantasiose iniziarono a dire che i loro insegnanti hanno il sacrosanto diritto di andare in vacanza durante l’estate (come se quelli delle altre scuole fossero diversi), mentre i più svogliati non motivarono nemmeno la richiesta (come gli ispettori del Ministero, accortosi troppo tardi dell’errore, consigliavano di fare).

Arriviamo ad oggi, al Ministro Gelmini. Ha pensato di risolvere il problema. Vi ricordate quel regolamento che prevedeva l’ammissione agli esami di maturità solo per gli studenti che, alla fine dell’anno, sono sufficienti in tutte le materie? Risale a marzo e contiene anche la “norma riparatrice”: secondo il regolamento, esami e verifiche si possono svolgere agli inizi di settembre. Ma quel regolamento, viste le proteste degli studenti, non è ancora entrato in vigore e nelle scuole regna l’anarchia. In questo caos normativo ognuno viene lasciato libero di fare esami e scrutini quando crede, a discapito della preparazione degli studenti (che in alcune scuole hanno meno tempo per studiare che in altre) e delle scuole (sempre esposte a rischi di ricorso). E, mettiamo caso, la normativa entrasse in vigore, cosa succederebbe? Beh, visto che l’anno scolastico finisce il 31 agosto, tutti i professori che vanno in pensione o vengono trasferiti non possono essere presenti alla ripresa dei Consigli di Classe “congelati” a giugno per decidere delle insufficienze dei loro studenti, esponendo la scuola, nuovamente, a rischi di riscorso. Ma a questo il Ministro Gelmini non ha pensato. Qualcuno glielo spieghi.


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