Erik Davis e la realtà virtuale

par Angelo Cerciello
giovedì 11 ottobre 2012

Secondo Erik Davis la realtà virtuale può essere intesa come una “simulazione immersiva”, una costruzione digitale in cui ci si può entrare. Essa è costituita secondo Davis da “simulazione assoluta”, la realtà virtuale può generare mondi “che si reggono in piedi da soli”.

Davis aggiunge che anche le miriadi di mondi simulati che sono stati creati hanno diversi scopi: industriali, ludici, commerciali, scientifici, artistici, etc. Simulando la complessità della vita reale la realtà virtuale assomiglia sempre più ad essa: un mondo di simulazione allo stato puro in cui “immergersi” e “perdersi” come in un “oblio liquido”.

La realtà virtuale è una delle innumerevoli “facce” della “società dell'immagine”, una società “liquida”, come la definirebbe Bauman, in cui “immergersi” e diventare “uomini tecnologici” nell'era del “postumano” e del “cibernetico”. Ogni giorno veniamo bombardati da immagini, icone pop, mitologie varie, video, suoni e tanto altro e allo stesso tempo ci immergiamo nelle realtà virtuali di videogiochi come anche di simulazioni atte all'insegnamento e alla formazione.

La realtà virtuale è uno strumento commerciale, ludico e culturale, grazie ad esso possiamo essere resi “automi impotenti” e passivi in un “universo” creato appositamente per noi: una realtà “cangiante” in perenne trasformazione che assomiglia ad una gabbia “invisibile”. Una realtà virtuale che agisce sulla nostra mente e sulle nostre capacità intellettive. Un “surrogato” della vita reale, artefatto e programmato, con il solo scopo di “catturare” la nostra mente e il nostro pensiero.


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