Eluana ultimo atto. Tacciano i guardoni

par Virginia Visani
martedì 3 febbraio 2009


Forse è perché sono cattolica. Forse semplicemente perché credo nella sacralità della vita.  Non so. E’ certo che la notizia dell’accoglienza da parte di una clinica di Udine e la decisione di compiere l’ultimo atto per porre fine ad un’esistenza fin troppo tormentata e violentata da mass media e lettori guardoni, mi procura un dolore profondissimo.


Non mi piaceva il modo con cui, da almeno cinque anni, tutti si erano buttati sul caso. La politica prima d i tutto, con i suoi assurdi schieramenti come se un corpo in stato vegetativo fosse diventato un “campo” su cui mettere delle bandierine, di destra o di sinistra. Poi i medici, a discettare se uno stato vegetativo potesse, al momento dell’interruzione dell’alimentazione, indurre o meno dolore. La legge infine a disquisire se lo stacco del sondino potesse essere considerato o no un omicidio.
E poi i giornali e in generale la televisione. Uno stillicidio durato anni e anni di notizie contradditorie, si può o non si può porre fine a una vita vegetativa; è giusto o non è giusto tenere vita un essere umano che, ancora in grado di intendere e di volere, avrebbe espresso il desiderio di morire nel caso fosse occorso in un’irreparabile infermità. E ancora le interviste a un padre, affranto dal dolore e sempre più sconvolto e confuso dal rumore regnante intorno al caso.
Uno stillicidio alimentato da chi specula sulla curiosità guardona del lettore, un morboso interesse per il dolore altrui nel quale ciascuno di noi affoga le proprie paure.
 
Oggi la notizia che, dopo tanti tira e molla, Eluana Englaro (ma perché si continua a chiamarla per nome e cognome se, come dicono, si tratta semplicemente di un corpo senza vita? ) alla fine inizierà il trattamento che in pochi giorni la consegnerà nel “regno dei più”, è tornata in prima pagina.

 
E forse non si accorgono gli articolisti che, nel descrivere la partenza dall’ospedale di Lecco alle ore una e trenta della notte scorsa, ne fanno un racconto da condannato a morte. Intanto il viaggio notturno, per evitare la folla di curiosi e attivisti per la vita; poi la minuziosa elencazione delle varie tappe del trattamento che verrà praticato a Udine. E ancora: quanti medici, infermieri e osservatori presenzieranno all’esecuzione, quanti addetti alla pulizia ci saranno a mantenere l’asetticità del rito. Quali e quanti farmaci verranno gradatamente somministrati e per quanti giorni e per ultima un’iniezione che porrà fine a tutta la vicenda.
 
Ma non si fermano qui i guardoni della stampa nazionale. Non contenti di tanto malata curiosità aggiungono una notizia davvero “da ultima spiaggia”. Saranno presenti alla fine di Eluana anche medici, (analisti si suppone) che scruteranno le reazioni di un corpo in fin di vita e indagheranno sulle possibili reazioni di un cervello in stato vegetativo da 18 anni.
 
Così, in nome della Scienza (prego la S maiuscola) sapremo come si sta in punto di morte. Bella scoperta.
 
Io , per dimenticare l’orrore, andrò a bruciare un indiano.
 

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