Eluana e io

par La Poesia e lo Spirito
sabato 7 febbraio 2009

 Eluana: che fare?

Sto riflettendo da tempo sulla vicenda di Eluana, e mi sembra difficile venirne a capo. Recentemente è morta la persona a me più cara: ha avuto un infarto con edema polmonare; stava riprendendosi, ma poi è sopraggiunto un ictus e ha perso conoscenza. Ho sperato che non entrasse in coma permanente, perché ritengo sia la condizione più dolorosa, sia per il malato sia per i suoi cari. Questa esperienza ha reso ancora più arduo trovare una risposta soddisfacente alla situazione di Eluana.



Se il mio amico deceduto si fosse trovato in frangenti analoghi cosa avrei fatto? Certamente non avrei staccato il sondino. Con che diritto avrei potuto? L’avrei fatto per sollevare lui da una condizione priva di coordinate precise o per togliere me dall’angoscia di vederlo sospeso in uno stallo senza fine? L’unica certezza è che avrei vissuto con il dolore di vederlo lì, vivo ma privo di reazioni visibili, nell’impossibilità di comunicare e di condividere i suoi pensieri, i suoi sentimenti. Eppure, credo che mi sarei affezionato anche a quella vista, a quella compagnia: era il mio amico e lo sarebbe stato per sempre, sveglio o addormentato. Magari lui avrebbe sorriso di me, che lo guardavo in modo ebete: e non avrebbe mai pensato di staccarmi la spina.


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