Eluana Englaro: l’inferno sulla terra

par Giacomo Lagona
lunedì 13 ottobre 2008

«Ha reagito, potrebbe farcela»: Eluana nella notte tra venerdì e sabato ha avuto un’emorragia interna che stava per costarle la vita. I fatti di questa ultima settimana darebbero ragione al padre Peppe per staccare la spina in casi estremi.

Io fondamentalmente sono favorevole ad una legge che consenta il testamento biologico: del resto solamente legiferando a favore si potrebbe chiarire in via definitiva se sia giusto o sbagliato “togliere” la vita ad un malato terminale; poi mi rendo conto però che c’è gente a cui non interessa assolutamente che il malato - sia figlio, genitore o coniuge - si possa per legge “fare morire”, e sono d’accordo anche su questo.
Sono in un uno stato confusionale in verità: da un lato sono favorevole alla morte in casi estremi (ed il caso di Eluana credo lo sia), dall’altro, invece, credo sia giusto che si facciano tutti i tentativi possibili per salvarla - sperando di riuscirci - e riportarla ad una vita decente. In entrambi i casi trovo sia giusto far decidere a chi sta in quel momento soffrendo per il proprio caro. E quindi ritorno al punto di partenza.

“Dare la vita” ad ogni costo è sbagliato, ma non perché è giusto così. Solamente mi rendo conto che non è solo il malato a soffrire del suo stato, ma anche, e spesso forse non ce ne rendiamo conto, chi si occupa del malato: genitori, marito/moglie, figli, parenti e amici in generale. Cerchiamo di capire come si sente in questi momenti il padre di Eluana, cerchiamo di capire il suo stato d’animo, le sue pene per la figlia in coma da 17 anni, come si senta vedendola ogni giorno e non poterle nemmeno parlare perché come fosse morta, cerchiamo di capire se nel suo cuore creda sia meglio che la figlia finisca di soffrire o, forse per egoismo personale, vorrebbe vederla ancora in vita anche soffrendo. In questo momento vede chiaramente e meglio di noi l’inferno sulla terra.
Mettiamoci per quanto possibile nei suoi panni e dopo, solamente dopo, facciamoci i nostri preconcetti. A quel punto il nostro dubbio se farla vivere o morire credo varrà poco: conterà solo l’amore di un padre per la figlia che soffre tutti i giorni. Da diciassette anni.
I miei dubbi e i miei preconcetti vacillano. E non credo essere l’unico.


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