Elinor Ostrom: Nobel per l’economia

par Davide3d
giovedì 15 ottobre 2009

Al di là delle considerazioni sul fatto che finalmente è stata premiata una donna con il premio Nobel per l’economia, ho cercato, da profano ed ignorante, notizie sul merito del premio, ovvero sugli studi compiuti. Le fonti di riferimento che ho utilizzato sono: “lavoce.info” (articolo di A. Massarutto) ed “economiaepolitica.it” (articolo di E. Brancaccio).

Lo studio di Elinor Ostrom, rivede la moderna teoria economica dell’ambiente definita “tragedy of the commons”, letteralmente “tragedia delle proprietà comuni”.

Questa teoria definisce che un bene comune, che non appartiene a nessuno, tende ad essere eccessivamente sfruttato poiché, non essendoci un interesse diretto privato ed essendo ad accesso libero, le persone se ne possono appropriare, a basso costo, ed usarlo a proprio piacimento senza preoccuparsi né di migliorarlo né di proteggerlo.

Ciò giustifica, nella teoria classica economica, la necessità che i beni comuni siano gestiti dallo Stato od affidati a privati.

Il merito della studiosa è quello d’avere aperto una breccia nell’interpretazione classica dei comportamenti umani (improntati alla figura dell’homo oeconomicus), di fronte ai molteplici beni comuni, inserendo una “terza via”, tra lo Stato ed il mercato.

Questa possibilità implica una visione dei rapporti -tra beni e persone- non solo più di tipo economicistico ma di consapevolezza sociale; una condizione maturata nel divenire del tempo quando i singoli individui si accorgono che la gestione condivisa è più fruttuosa e protegge il bene comune garantendone nel tempo la disponibilità per tutti.

I casi di studio sono molto atipici: dagli indiani d’America, alle comunità africane, passando per alcune Nepalesi e per la Mongolia.

C’è chi vede, nella singolarità di questi casi, un limite, dato dalla struttura stessa di quelle comunità formatesi nel corso di decenni, e dove queste “consapevolezze” sociali sono maturate sul lungo periodo.

Questa chiave di lettura è contestata dalla Ostrom: i suoi studi dimostrano, anche sul piano di esempi recenti, che ci sono persone disposte ad accollarsi l’impegno di gestire un bene condiviso senza averne un tornaconto diretto.

Tutto lo studio, che arriva ad includere la teoria dei giochi, evidenzia i vantaggi di questo senso di comunitarismo nella gestione delle commons, laddove le persone scoprono i vantaggi di assumere comportamenti cooperativi. Ciò diventa particolarmente importante per tutti quei beni fondamentali per le comunità.

Si pensi alle falde acquifere, ai boschi e tutto ciò che concerne l’ambiente, per i quali i costi amministrativi di una gestione sono elevatissimi e la condivisione della responabilità è diventata una necessità per salvaguardare il patrimonio comune.

Si apre quindi definitivamente la strada a quelle riflessioni che nascono dalla crescente richiesta di democrazia partecipativa; laddove la società tende ad organizzarsi in nuove forme istituzionali nelle quali le regole sono condivise e rispettate non per convenienza diretta, ma perché percepite come giuste e come necessità per difendere il patrimonio collettivo.


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