Elezioni regionali sardegna: l’ambiguità politica si paga

par morias
venerdì 20 febbraio 2009

La schiacciante vittoria del Popolo delle libertà in Sardegna è anche frutto dell’incapacità del centrosinistra, ed in particolare del PD, di dimostrarsi davvero alternativo alla destra

Mentre il Presidente del Consiglio in queste settimane si è speso in una costante campagna elettorale in favore del suo candidato Ugo Cappellacci alla presidenza della regione sarda, il PD non ha saputo fare altro che riproporre un vecchio schieramento che d’un colpo ha resuscitato il sepolto Ulivo.

Mentre il Presidente del Consiglio prometteva infrastrutture ai cittadini sardi in caso di elezione del suo delfino, abusando del proprio mandato di governo, il PD non trovava di meglio da fare che consumarsi in una lotta intestina tra ex margherita ed ex ds.

Per non parlare poi del tentativo, ormai riuscito, sia del PD che del PDL, di escludere dalla rappresentanza politica alle prossime elezioni europee di tutto il blocco dei partiti della sinistra pura, da rifondazione comunista ai verdi.


Il paese ormai vive in una costante campagna elettorale unilaterale mentre le ultime rilevazioni statistiche evidenziano in modo marcato l’accentuarsi della crisi economica che supera ogni aspettativa.

Il crollo del Pil a -0,9% rispetto al 2007 non trova riscontro nella lotta politica: solo poche voci fuori dal coro hanno la forza di insistere sulla necessità di una nuova politica economica neokenesyana, ma sono voci destinate a perdersi nella demagogia strisciante che colpisce tutta la classe dirigente nazionale, sono voci destinate ad essere tacciate di pessimismo e catastrofismo.

Intanto ecco riaffacciarsi gli aiuti di stato alle case automobilistiche in difficoltà ( vedasi gli incentivi alla rottamazione), che non fanno altro che mantenere uno status quo senza che ci siano investimenti nella ricerca o in tecnologie che permettano sul serio una drastica riduzione delle emissioni di Co2.

Sembra davvero un isulto poi, a tutti i cittadini che non si riconoscono nell’attuale compagine di governo, la presentazione delle dimissioni del segretario del PD Walter Veltroni; e sembra un insulto ancora maggiore la mancanza di volontà di convocare un congresso che una volta per tutte definisca una linea guida chiara per tutto il popolo di centrosinistra. 


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