Elezioni regionali: povera Sardegna, povera Italia

par Beniamino
martedì 17 febbraio 2009

Sulle elezioni sarde c’era una forte aspettativa di tutta la politica italiana. Rappresentava una verifica, una risposta all’orientamento di un popolo dopo 4 anni e mezzo di governo di sinistra e di un personaggio forte, temuto da Berlusconi stesso, come Renato Soru, che aveva aperto una nuova era, aveva inaugurato un nuovo modo di governare basato non più sulla casta, non più sulle solite promesse, non più sulla solita politica dei condoni selvaggi, del cemento sulle coste, di una scuola e un’università solo per ricchi. Soru per la Sardegna aveva fatto tanto: aveva ridotto drasticamente gli sprechi dell’amministrazione legati alla casta, aveva risanato la sanità, aveva aumentato i dati sull’occupazione, aveva regalato agli studenti sardi il Master & Back, aveva tutelato finalmente il territorio e le coste splendide della sua terra. Ma non è servito a nulla.

Il grande Montanelli nel 2001 disse: “Io voglio che Berlusconi vinca, in modo che gli Italiani vedano chi è questo signore. Berlusconi è una malattia che si cura solo con il vaccino, con una bella iniezione di Berlusconi a Palazzo Chigi, al Quirinale, al Vaticano, dove vuole; soltanto dopo saremo immuni, l’immunità che si ottiene con il vaccino”. Purtroppo il grande Indro ha avuto torto: agli Italiani piace essere governati da un personaggio che usa il suo ruolo per non farsi processare, che depenalizza i reati che commette, che distrugge la magistratura, che possiede tutti i media e ridicolizza la democrazia, che vuole impadronirsi della nostra libertà, delle nostre libere scelte.

Gli Italiani ormai hanno il paraocchi: non vedono e non sentono nulla, le uniche parole che ripetono nelle discussioni sono quelle a cui ci hanno abituato, e con le quali ci hanno nauseato, i "berluscloni": “comunisti”, “toghe rosse”, e simili.

E cosi hanno fatto i Sardi: a loro non è importato nulla dei grandi risultati di Soru, non è importato nulla neppure del fatto che sia andato contro la casta. Hanno creduto alla bugie del loro dio in terra e del suo discepolo, che insieme ogni giorno a reti unificate (quelle del padrone) snocciolavano dati falsi su occupazione, ambiente e sanità.

Non è bastato che tutte queste bugie fossero smascherate dai dati ufficiali, non è bastata una lettera del sindaco di La Maddalena che smascherava una bugia detta da Cappellacci in tv, non è bastato il fatto che il futuro governatore abbia disertato il confronto televisivo con Renato Soru, che lo ha aspettato invano negli studi della tv locale "Sardegna 1".

Anche i Sardi hanno il paraocchi, come tutti gli Italiani, per questo hanno preferito ancora una volta il solito politicante che spara promesse (che faranno la fine di quelle dell’Abruzzo), la solita politica che regalerà a questa terra i soliti condoni selvaggi, la solita violenza sulle sue splendide coste, il solito disastro delle casse regionali, la solita sanità alla sfascio.

Povera Sardegna, povera Italia.


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