Elezioni politiche anticipate, ipotesi reale o gioco delle parti?
par francesco
martedì 27 aprile 2010
Di fronte alla possibile rottura tra Fini e Berlusconi, Bossi, preoccupato di un possibile arresto delle riforme e, in modo particolare, del federalismo, ha affermato la possibile fine della collaborazione tra lega e Pdl. Questo comporterebbe la fine della legislatura e, molto probabilmente, di elezioni politiche anticipate. L’opposizione reagisce in modi diversi. Sia l’Idv che UDC sarebbero pronti ad affrontare le elezioni anticipate, mentre il PD sembra preoccupato a causa dell’incertezza che regna nel paese, e a ragione! L’UnitÃ
Bersani sostiene che: "Dobbiamo denunciare la paralisi del pdl, di un governo che non decide. Voglio rivolgere un appello a tutte le forze, ma proprio a tutti anche a Fini e alla Lega, a tutti coloro che non intendono proseguire la strada sulla curvatura plebiscitaria. Propongo un patto repubblicano per difendere gli assetti della democrazia nel solco della nostra Costituzione. Rivolgo un appello a tutte le forze disponibili, anche oltre il centrosinistra, a lavorare per cambiare l’agenda del paese sulle questioni economiche, sociali, del lavoro".
Nell’intervista rilasciata a La Repubblica, traspare tutta l’incertezza della situazione italiana dove la crisi nel Pdl potrebbe porre il leader e Bossi nella necessità di ricorrere alle elezioni anticipate per far fronte all’impossibilità di tener fede agli impegni presi sulle riforme. Ricorso che servirebbe come plebiscito per la conferma del governo stesso.
Innanzitutto, va detto che le affermazioni di Bossi hanno un obiettivo ben preciso: evitare che la crisi nel Pdl blocchi la riforma federale e che l’affermazione va letta come avviso piuttosto che come rottura perché, una rottura col Pdl, e la conseguente caduta del governo, provocherebbe l’arresto immediato delle riforme; inoltre, sia la lega che il pdl, da soli, non sarebbero in grado di formare nessun governo pertanto tornerebbero ad allearsi.
Un altro modo di lettura è che sia un gioco delle parti (Pdl e lega) per avvalorare la tesi della necessità delle riforme (presidenzialismo/premiarato) che impedirebbero il verificarsi di eventi come quello attuale.
Perciò, affrontare, nell’attuale situazione critica nuove elezioni, potrebbe essere molto pericoloso non solo per le opposizioni, ma anche per la democrazia italiana perché, se si dovesse riaffermare la destra attraverso il plebiscito, sarebbe molto probabile un’accelerazione sulle riforme costituzionali e il conseguente, come ampiamento dimostrato dalla "natura" delle riforme, snaturamento dei principi che rappresenta.
E’ vero che l’attuale crisi nella destra porterebbe molti elettori (di destra) a chiedersi: come sia possibile, dopo tante affermazioni, seguite alle regionali, di convergenza politica tra i due alleati e di sicuro proseguimento della legislatura dove si proponevano di portare a termine le riforme entro i tre anni rimanenti, parlare ora di rotture e elezioni? Domanda che "potrebbe" convincere l’elettorato a cambiare voto o quantomeno a astenersi.
Però, se valutiamo l’impatto emotivo che una fine della legislatura può avere sull’elettorato, si potrebbe verificare anche il contrario. Sia il Pdl che la lega, hanno, fino ad oggi, giocato proprio sulle paure degli italiani (paura del diverso, del comunismo come dittatura) alimentandole e indicando le opposizioni come fautrici delle stesse. L’elettorato, vedrebbe/vede la tendenza plebiscitaria come la riaffermazione di una democrazia di base e non come strumento per riaffermare il potere.
Inoltre, l’indecente spettacolo presentato in tv, viene presentato come fattore democratico, cioè, come dimostrazione che nella destra è possibile il dibattito e che l’escluzione del dissidente è la naturale conseguenza del suo cambiamento sui principi fondanti del partito. A ciò va aggiunto il tono pacato e il discorso conciliante di B., anch’esso trasmesso in tv, in occasione del 25 Aprile.
Ma è altrettanto vero che l’opposizione, - anche qualora si presentasse in un’unica coalizione, il che è molto improbabile visto le differenze sostanziali tra loro -, che ha nel PD la maggior rappresentanza, potrebbe, anche alla luce del risultato delle regionali, non riuscire a superare la coalizione di destra, questo comporterebbe un ulteriore confusione nel paese.
Lo stesso Bersani parla di criticità della situazione e, l’appello lanciato anche a Fini e alla lega, dimostra la preoccupazione di possibili derive, che lui definisce plebiscitarie, ma che in realtà potrebbero essere ben altro.
I problemi sul tavolo Italia, purtroppo, non bastano a spostare l’elettorato e nemmeno basta scandalizzarsi dei toni usati da B.
Come dice Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma: "È evidente che lo spettacolo che abbiamo visto noi e qualche milione di italiani non è stato edificante. Ma dico al mio partito e al centrosinistra tutto: occhio, a fare spallucce, a fare gli scandalizzati e ad assumere l’aria di sufficienza. Quel che è successo in realtà è assai insidioso: il Pdl in quel modo ha occupato e occupa tutto io spazio politico, fa al contempo la parte della maggioranza e quella dell’opposizione".
Ed è qui la centralità del gioco politico del centro destra: proporsi come forza di centro dove, però, l’opposizione interna, a differenza della DC, non ha e non può, avere spazio; però chiunque può differenziarsi, l’importante è attenersi alle decisioni della maggioranza. Una posizione, questa, molto vicina ai partiti a pensiero unico dove però l’opposizione è quasi sempre espulsa e condannata (ma questo avviene nelle dittature e, in Italia, oggi, siamo ancora in democrazia)
Sinistra e destra pongono gli stessi problemi, a differenziarli sono le soluzioni, e fin qui ci siamo, quello che manca alla sinistra è una incisività più decisa nel proporli, una presenza che non può più essere solo fisica ma che deve essere anche mediatica.
Sinistra e destra pongono gli stessi problemi, a differenziarli sono le soluzioni, e fin qui ci siamo, quello che manca alla sinistra è una incisività più decisa nel proporli, una presenza che non può più essere solo fisica ma che deve essere anche mediatica.
Non bastano più i circoli o sedi o altro tipico dei vecchi partiti ideologici, quello che ci vuole è la capacità di entrare in contatto con l’elettorato attraverso i mezzi che l’elettorato predilige.
Il problema delle elezioni anticipate si pone in tutta la sua forza nel momento in cui l’opposizione non riesce a rapportarsi con l’elettorato in modo adeguato; il PD ha un sito "partecipativo" ma non basta perché, ha frequentarlo sono in prevalenza gli iscritti e i simpatizzanti. E poi, gli italiani che utilizzano la rete sono relativamente pochi, la maggior parte usa la tv, il mezzo mediatico preferito dal premier.
Una domanda che mi sono sempre posto è: perché l’opposizione, si è sempre opposta al conflitto d’interesse?