Elezioni in Siria: una nuova "parodia democratica"?

par Martina D’avalos
mercoledì 23 aprile 2014

A distanza di tre anni dall'inizio della guerra civile, questa primavera avranno luogo in Siria le elezioni presidenziali. Per i siriani in patria si voterà il 3 giugno, mentre per i residenti all'estero il 28 maggio. Il presidente del Parlamento siriano, Mohammad al-Laham, ha annunciato:

Per la prima volta gli elettori siriani potranno scegliere tra più candidati, e siamo certi che il popolo sceglierà il più meritevole di governare il nostro paese, qualcuno che sia ingrado di difenderlo e garantire un avvenire sereno per tutti i siriani, salvaguardando i loro diritti senza discriminazioni”.

Ma in realtà, tra le schiere dell'opposizione siriana, si parla già di “parodia democratica”, dando per certa la rielezione dell'attuale presidente Bashar Al-Assad. Infatti, nonostante quest'ultimo non abbia ancora annunciato ufficialmente la sua candidatura, tutto porta a pensare che sarà nuovamente lui il destinatario del prossimo mandato, che durerà ben sette anni.

E sui social network già impazzano i meme che denunciano in modo ironico quello che sarà il risultato di un'elezione “priva di sorprese”.

Non dimentichiamo poi che queste elezioni avverranno in pieno clima di guerra civile, iniziata nella prima metà del 2011, a seguito della cosiddetta Primavera araba, e che la Siria conta più di 125 mila vittime, di cui la metà civili. Proprio per questa ragione il regime siriano è stato accusato dall'Onu di “crimini di guerra” e per la prima volta l'Alto Commissariato ha puntato il dito contro le più alte cariche del governo, “compreso il capo dello Stato”.

Bashar Al-Assad, era stato eletto per la prima volta nel 2000, quando si era presentato come unico candidato, per poi essere rieletto nel 2007. Solo nel 2012 è stata approvata in Siria una legge che consente a più candidati di presentarsi alle elezioni, ma in realtà sono stati posti numerosi vincoli e requisiti obbligatori che limitano fortemente il possibile numero dei candidati.

Tra tali requisiti troviamo: l'aver vissuto in Siria per più di 10 anni e non avere altre cittadinanze, limiti posti ovviamente per impedire la candidatura dei leader dell'opposizione attualmente in esilio.

 

Foto: Freedom House/Flickr


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