Elezioni europee: nulla che già non si sapesse

par Fabio Della Pergola
lunedì 27 maggio 2019

Destra all'arrembaggio, crollo della fatuità grillina, ripresina del PD, totale evanescenza a Sinistra.

Come volevasi dimostrare. Nulla che non fosse previsto dai sondaggi, se non le dimensioni: della vittoria della Lega, del crollo dei Cinquestelle, della ripresa del PD, dell’assoluta inconsistenza della Sinistra, della debolezza dei Verdi italiani rispetto a quelli di altri paesi. Dimensioni che parlano di qualche punto percentuale in più di qua o in meno di là, ma la tendenza generale era ormai chiara da mesi.

Del crollo dei Cinquestelle ci sarà da parlare a lungo, in attesa di capire se è imputabile alla petulanza di Di Maio, alla fatua impresentabilità di Toninelli e degli altri ministri pentastellati – cioè della classe dirigente attuale del Movimento - oppure se il voto ha punito duramente il suo assetto originario, quel peccato originale di pretendersi né di destra, né di sinistra quando quella polarizzazione sta invece rientrando dalla finestra dopo essere stata buttata fuori dalla porta proprio dall’irruzione in campo del Movimento.

Il voto alla lista Sinistra invece è più grave; è consistito in una percentuale di voti a dir poco imbarazzante (siamo a meno della metà di quanto preso dalla Lista Tsipras cinque anni fa). Voti che risulteranno completamente inutili ai fini della battaglia politica in Europa per i prossimi cinque anni, oltre che decisamente dannosi visto che non saranno conteggiati ai fini della distribuzione dei seggi al Parlamento, permettendo perlopiù ai tre partiti maggiori di spartirsi i 73 seggi italiani in proporzione ai voti presi.

Il voto dato al partito che non ha superato la soglia di sbarramento non è stato quindi un voto sottratto alla destra, come vuole una vulgata piuttosto incomprensibile, ma un voto che ha contribuito all'ampiamento della rappresentanza (cioè del numero di deputati) dei partiti maggiori. In particolar modo, per quanto riguarda il nostro voto, della Lega. Ottimo lavoro, direi, se avessi voglia di scherzare.

Gli esponenti de La Sinistra, lista nata solo ai primi di aprile da un accordo tra Sinistra Italiana (ex SeL+Fassina) e Rifondazione Comunista, forse adotteranno il vecchio trucco di accusare i loro (ex) elettori di averli traditi, come aveva già fatto, a priori e con un bel po’ di faccia tosta, Riccardo Mastrolillo su Il Fatto Quotidiano.

La realtà molto banalmente punisce le pratiche note dell’area di sinistra-sinistra che dapprima hanno stordito, con una serie incomprensibile di scissioni e riavvicinamenti a catena, e infine sfiancato perfino lo zoccolo duro del loro storico bacino elettorale.

Sta di fatto che la somma dei voti raccolti alle politiche del 4 marzo da LeU (3,39) e da PaP (1,13) – in totale un 4,50% – è stata sostanzialmente la punta massima raggiunta dall’area al di là del PD. I sondaggi successivi (ne ho raccolti qui sotto un certo numero negli ultimi nove mesi) non si sono mai discostati troppo da una media più bassa di quel dato, registrando la crisi dell’area e lo sconcerto, via via crescente, degli elettori di riferimento al di là delle sigle che si sostituivano una all’altra. Il dato finale uscito dalle urne rispecchia in modo abbastanza fedele l’andamento medio dei sondaggi.

Istituto Ixè (09.05.19), Sinistra 3,4% - SWG (06.05.19), Sinistra 2,8% - Termometro Politico (02.05.19), Sinistra 2,0% - Tecnè (30.04.19), Sinistra 2,8% - EMG (18.04.19), Sinistra 2,9% - SWG (16.04.19), Sinistra 2,9% - Index Research (08.04.19), PaP 2,8%, MDP+SI+Altro: 3,2% - Istituto Piepoli (05.04.19), Articolo1-MDP-Sinistra Italiana 1,9% - SWG (02.04.19), Sinistra 2,3%, Potere al Popolo 1,3%, MDP 1,0% - Bidimedia (27.03.19), Sinistra 3,0% - Euromedia Research (22.03.19) Art.1 - MDP 1,5%, Sinistra Italiana 0,7 %- SWG (19.03.19), MDP, SI, Altri 2,4%, PaP 2,0% - Index Research (15.03.19), PaP 1,7%, MDP+SI+Altri: 2,9% - Piepoli 27.02.19), Art.1–MDP + Sinistra Italiana 1-0,5% - Index Research (13.02.19), PaP 2,2%, MDP+SI+Altri 3,0% - SWG (05.02.19), PaP 2,5% - MDP, SI, altri 2,9% - Euromedia Reasearch (31.01.19), Art.1-MDP 2,5%, Sinistra Italiana 0,9% - Bidimedia (18.01.19), Pap 1,4%, MDP+SI 2,4% - SWG (15.01.19), PaP 2,5%, MDP+SI+Altri 3,1% - Winpoll (24.12.18), PaP 1,3%, LeU 1,4% - Index Research (14.12.18), PaP 2,3%, Art.Uno 1,8% - SWG (04.12.18), PaP 2,4%, LeU 2,4% - Index Research (26.11.18), PaP 2,0%, Art.1-MDP 2,0% - SWG (13.11.18), PaP 2,5%, LeU 2,3% - Winpoll (28.10.18), PaP 1,8%, LeU 2,5% - Bidimedia (02.10.18), PaP 1,8%, LeU 2,5% - SWG (25.09.18), LeU 2,4%, PaP 2,2% - Winpoll (08.09.18), PaP 0,9%, LeU 2,3%.

Questi dati raccontano una sola cosa: da un anno a questa parte la situazione è rimasta la stessa che si era determinata subito dopo il voto del 4 marzo. Non sono stati incassati voti provenienti dai delusi del PD né dal M5S. Inoltre i diversi giochi di accoppiamento/scoppiamento leaderisticamente (cioè alquanto astrattamente) determinati hanno influito poco e nulla sul voto. In sintesi incolpare gli elettori di aver “tradito” facendosi fregare dalla propaganda piddina sul “voto utile” è un’accusa campata in aria. Da un anno in qua i sondaggi (quegli stessi sondaggi che alcuni accusavano di mentire, di essere inaffidabili o, addirittura, manipolati dai media) raccontavano una storia che è stata confermata dal voto: la lista Sinistra (l’unica residua dell’area radicale) non ha convinto gli elettori né ha rastrellato i voti di quel serbatoio di voti che era l’area di Rifondazione Comunista dalla scissione dal PCI in via di trasformazione del 1991 fino al collasso bertinottiano del 2008.

Non c’è nessun dato a conferma dell’insinuazione che la narrazione sul “voto utile” sia stata responsabile del flop elettorale. Non c’è stata alcuna modifica dei trend segnalati dai sondaggi né prima né dopo che il “voto utile” è diventato – si dice - significativo. Naturalmente si può sostenere che senza il polo attrattivo costituito dal “voto utile” chissà quanti voti sarebbe andati a La Sinistra, ma entreremmo a piè pari nel mondo delle congetture astratte con cui molti si consoleranno, continuando a pensare a una “sconfitta”, ma – non sia mai – l’ennesimo “fallimento”. La “sconfitta” conferma le proprie tesi - le responsabilità sono esogene, di altri - e impedisce ogni elaborazione di quello che appare piuttosto come un “fallimento” per responsabilità che sono in realtà endogene. Endogene, ma non elaborate e quindi ripetute anno dopo anno. Si cambiano le carte e si continua a giocare sempre allo stesso gioco, limitandosi a rinnovare un poco il lessico.

La responsabilità, ancora una volta, non è “degli altri”, ma tutta interna al mondo di sinistra-sinistra che non riesce a ripensare la sua storia, uscendo finalmente dalle secche in cui si è impantanata da tempo.

Degli altri – Verdi, Radicali, Animalisti – si sa. A differenza di quello che pretenderebbero di essere le liste di Sinistra, questi sono movimenti di opinione, mai stati partiti di massa in Italia. Ci si poteva aspettare, anche qui, più intelligenza per evitare di sbattere contro la soglia di sbarramento, ma il risultato non stupisce.

Nel frattempo l’onda reazionaria avanza ancora.


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