Elezioni amministrative 2012: lo smottamento della II Repubblica

par paolo
mercoledì 9 maggio 2012

Serviva un segnale forte ed invece è arrivato il botto.

Francamente speravo che queste elezioni amministrative servissero a dare un segnale incontrovertibile, non equivoco, di un cambiamento di rotta. Credevo che per dare lo scossone servisse un'astensione massiccia degli elettori dalle urne, invece prendo atto che i miei concittadini, evidentemente più saggi di me, il botto lo hanno fatto comunque, però andando a votare. Meglio così certamente, perché la scelta è puntuale e non manipolabile come l'area indefinita dell'astensione dentro la quale ognuno può vederci quello che vuole, trovando magari la giustificazione della propria sconfitta.

Indubbiamente il panorama delle liste dei partiti e di quelle civiche offriva uno spettacolo che in alcuni casi raggiungeva il grottesco (a questo proposito suggerisco di vedere la fotogallery che ci propone WilNonleggerlo), con candidature che definire di "cani e porci" è riduttivo. Comunque una certa astensione c'è stata, il Ministero degli Interni ci fornisce una percentuale di votanti pari al 66,88% in calo rispetto alle precedenti amministrative ma, viste le vicissitudini del momento, direi quasi fisiologica.

Quello che invece è emerso, come dato parzialmente atteso ma non in queste proporzioni, è il crollo del centro destra con una bastonatura sonora della Lega con l'unica eccezione di Flavio Tosi a Verona che fa pensare più ad un voto alla persona che al partito; la Lega è sconfitta anche nel comune di Cassano Magnago, paese natio di Umberto Bossi e per questo definito la Betlemme leghista, poi c'è la liquefazione del PDL che perde ovunque in percentuali a doppia cifra, una parziale tenuta dell'UDC nel panorama desolante del terzo polo, la sostanziale tenuta del PD anche se molte liste vincenti appoggiano candidati non del PD specialmente nelle città più importanti come Genova e Palermo, dove si assiste al clamoroso ritorno di Orlando, e l'indubbio, incontrovertibile, spettacolare trionfo del M5S di Grillo. Insomma quella che spregiativamente ed inspiegabilmente veniva definita "l'antipolitica" mette a segno il risultato politico più significativo della tornata elettorale.

Interessanti le prime reazioni al voto dei referenti politici dei partiti. Silvio Berlusconi da Mosca dove ha partecipato alla cerimonia di insediamento del grande amico, lo zar Putin e che per i più maligni è invece stata una fuga dalla realtà di una sconfitta preannunciata, quasi una dissociazione come quella dei bambini che si coprono gli occhi quando hanno paura, ha dichiarato splendidamente "Un risultato superiore al previsto...", smentendo di fatto l'angoscia di Angelino Alfano che parla di sconfitta dovuta all'appoggio dato al governo Monti che non vuole far mancare per senso di responsabilità e che lo porta a dire però "basta con i vertici ABC". E con chi li fa i vertici di maggioranza? Con i resti della Lega, che a questo punto meglio sarebbe definire Lega Veneta?

E' evidente che in casa PDL, stando anche alle dichiarazioni del solito impagabile Gasparri a "Porta a Porta" e che hanno fatto spazientire persino Bruno Vespa, la tentazione è quella di minimizzare, di ridurre il tutto ad un incidente di percorso in attesa della nuova veste coreografica del partito che è in gestazione ad Arcore. Testi di Silvio B., musiche di Apicella e ampia offerta e disponibilità nei confronti di Casini e tutti i democristiani in diaspora da anni. La tentazione è quella di mettere il bastone tra le ruote a Monti per farlo inciampare e cadere, ma se lo fanno entro quest'anno corrono il rischio di aprire la strada al governo delle sinistre che, per ora, sono rimasto l'unico polo ancora integro.

Strategia vorrebbe che temporeggiassero fino alla scadenza naturale per cercare nel frattempo di ricostituire un'offerta credibile e sperare che il M5S nel frattempo cominci a erodere anche il polo di sinistra. Lo faranno? Se prevale la linea dell'impulso rabbioso di Gasparri e Cicchitto certamente no e così sarà la loro tomba elettorale, visto che ormai anche il pifferaio magico ha perso la forza suadente delle sue note.

Tirando le conclusioni, il campanello d'allarme è suonato per tutti i soggetti della II Repubblica, fotocopia trasformista della I: oggi la vittima è la destra sfascista del paese ma alle prossime elezioni politiche, metto la mano sul fuoco, la patata bollente passerà al PD perché adesso c'è la percezione netta che qualcosa possa effettivamente cambiare e l'area dei delusi e dei nauseati sa finalmente su chi puntare per un vero cambiamento.

Un'altra cosa è emersa chiara come la luce del sole: Il Movimento 5 Stelle di Grillo da l'impressione di essere una forza politica emergente ben più solida di quanti la riducevano ad un'area di semplice protesta qualunquista, parte dal basso e non dalle segreterie ammuffite dei partiti storici e, prescindendo anche da Grillo che ne è il trascinatore mediatico, sta mostrando il volto nuovo di gente capace, appassionata, che ha una spinta ed una motivazione per la politica vera, quella sul territorio a contatto con la gente comune. E' un partito di giovani, non solo anagraficamente, che spazzerà via come foglie al vento chiunque tenterà il gioco delle tre carte. Non credo in sostanza che si tratti di un fuoco di paglia, tutt'altro.

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