Elezioni: Grillo sfonda, vince Berlusconi e il centrosinistra delude. Ma a pagare sono gli italiani

par Francesco Raiola
martedì 26 febbraio 2013

Come in tutti i post elezione ci troviamo di fronte a un profluvio di “what if” di fantascientifica memoria, in un gioco che serve ad acuire il dolore dei militanti o dei semplici votanti, ma che non scalfisce minimamente chi avrebbe potuto cambiare qualcosa e non l'ha fatto. Nessun mea culpa definitivo in quel continuo giocare coi numeri che rigetta in gola il famoso detto su matematica e opinione.

Ma quel che è chiaro a tutti coloro che si aspettavano una vittoria abbastanza netta del centrosinistra è che questa vittoria non c'è stata, anzi. Ciò che è certo in questa tornata elettorale è che a potersi dire veramente e appieno vincitori, ognuno a modo proprio, sono Beppe Grillo e il suo Movimento 5 stelle, che è primo partito alla Camera e secondo partito al Senato – e sfata il mito delle piazze piene e urne vuote -, e un Berlusconi che a forza di promesse impossibili, e dato per spacciato neanche 2 mesi fa, è riuscito in una rimonta che in pochi potevano pronosticare. A Grillo la responsabilità, ora, di riuscire a coordinare e mettere ordine al giusto entusiasmo dei suoi. E a noi la curiosità di vederli all'opera in posizioni di comando della nazione.

Tecnicamente il Pd ha vinto sia al Senato che alla Camera, ma se vittoria è stata, è chiaramente di Pirro. Alla Camera il centrosinistra, anche a causa della débacle di Sel, non riesce a mettere neanche un punto tra sé e il centrodestra, e nonostante ciò si aggiudica un inutile, ai fini della governabilità, premio di maggioranza (con un Centro Democratico decisivo che farà contenti i Marxisti per Tabacci), visto che al Senato riesce, invece, nell'impresa (ché di impresa si tratta) di perdere Sicilia, Campania, Puglia e Lombardia, consegnandolo così a Berlusconi.

Comprimari tutti gli altri, con Monti che arranca tra il 9% (Senato) e il 10% (alla Camera), La Lega becca il 4 alla Camera e al Senato, ma sembra aver conquistato il Pirellone con Maroni e se ne va soddisfatta, Ingroia che passa a stento il 2% alla Camera e non lo supera al Senato, mentre il resto non supera lo zero virgola, a parte un Giannino poco sopra l'1 alla Camera. 

Insomma, se questi fossero i numeri definitivi, avremmo un paese ingovernabile, a meno di apparentamenti che paiono, ad oggi, improbabili. Eppure, se a destra giustamente esultano per il risultato, a sinistra ci si lecca comunque le ferite e in molti pensano, a proposito di what if, a cosa sarebbe potuto succedere se si fosse andati a votare l'anno scorso, con Berlusconi a terra ed un Grillo senza la forza che è riuscito a conquistarsi in un anno in cui ha battuto a tappeto il paese parlando alla pancia - e non solo – del paese, mentre il Pd era ancora focalizzato a combattere e dar forza al centrodestra, dandogli il fianco per rialzarsi.

Senza contare chi rimpiange quello che nella testa di molti poteva essere l'unico a battere il Cavaliere, ovvero Matteo Renzi e, al contempo, chiede che qualcuno si assuma la responsabilità di questo fallimento. Ma se sulle responsabilità si potrebbe anche essere d'accordo (anche dal Pd ci dicevano che Berlusconi era lontano, mentre con un'altra settimana di campagna elettorale chissà dove saremmo andati a finire), su Renzi lo si può essere fino a un certo punto. Se c'è una cosa che è scorretto imputare al Pd, infatti, sono le Primarie e i suoi risultati.

Piuttosto è Vendola a doversi fare un'analisi di coscienza e capire dove Sel ha sbagliato e soprattutto cosa. Attestarsi attorno al 3% sia alla Camera che al Senato, vuol dire aver sbagliato tutto, soprattutto se non sfonda neanche nella propria Puglia.

E Fini? E Casini? Beh addio anche a loro, che paradossalmente pagano l'apparentamento con Monti e singolarmente bazzicano attorno all'1% alla Camera (Fli sotto l'1 e Udc poco sopra). Almeno l'Udc sfonda in Trentino grazie a Dellai e si leva qualche soddisfazione, mentre Fini alla Camera si vede sorpassato anche da Fratelli d'Italia, il movimento della Meloni che si attesta attorno al 2%.

Cosa ne sarà dell'Italia da domani è un mistero, nonostante le dichiarazioni di rito della serata. Col mandato di Napolitano in dirittura d'arrivo, Grillo che non ha intenzione di apparentarsi con nessuno, forte di un risultato incredibile - nei numeri ma non nella genesi - e l'impossibilità di un inciucio Bersani-Berlusconi, a pagare continueranno a essere gli italiani.


Leggi l'articolo completo e i commenti