Egitto, liberato il giornalista Elshamy
par Enrico Campofreda
mercoledì 18 giugno 2014
Così a gennaio il paffuto Abdullah, che non ha addebiti specifici, inizia uno sciopero della fame protratto per settimane; fin quando, smaltito il surplus, si ritrova smagrito, con occhiaie profondissime a rischiare la salute.
La libertà d’espressione, prim’ancora che quella di cittadino, sono beni preziosi che l’uomo persegue caparbiamente. Ora, sebbene famiglia lo vorrebbe tutto per sé, sostiene che non sparirà nel privato, né s’accontenterà della benevolenza d’un sistema che l’aveva trattenuto senza accuse. Promette di proseguire la battaglia di sostegno al lavoro d’informazione da tempo sottoposto a censura e persecuzione.
La miliardaria emittente di Doha s’è sentita in dovere di estendere un pubblico ringraziamento al gran numero di supporter che per mesi hanno protestato contro l’arresto di Elshamy e dei suoi colleghi (tuttora reclusi in attesa della sentenza prevista per il prossimo 23 giugno). Un’ampia riconoscenza alle centinaia di giornalisti di altri Paesi che richiamavano il caso, creando una pressione sui poteri forti d’Egitto: militari e giudici. Alle migliaia di comunicatori tout court come i blogger che nell’area mediorientale crescono nonostante la diffusione di fatto del reato d’opinione.
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